COOPERATIVE DI PROSTITUTE A ROMA? MARINO PER I QUARTIERI A LUCI ROSSE

Non un ritorno alle case chiuse vecchio stile, ma piuttosto appartamenti gestiti da cooperative di prostitute e professioniste con tanto di partita Iva. I media rilanciano la notizia: ci sarebbe l’ok di molti Municipi romani. La Capitale italiana potrebbe allinearsi a quella dei Paesi Bassi con alcune zone della città trasformate in quartieri a luci rosse. Il piano sarebbe stato proposto qualche giorno fa dal sindaco Ignazio Marino. Alcuni amministratori hanno già avviato delle tavole rotonde con i cittadini sulla tematica.

“Dietro alle parole pronunciate dal sindaco Marino due giorni fa c’è un progetto molto più solido- scrive Il Messaggero-. Un piano che sta mettendo a punto il vice capo di gabinetto Rossella Matarazzo e che però, per stessa ammissione del primo cittadino, ha bisogno di un assist a livello nazionale, di un nuovo quadro normativo licenziato dal Parlamento che riformi e regolarizzi la prostituzione”.
Un disegno di legge già c’è e prevede la possibilità per i sindaci di trasformare alcune zone della città in quartieri a luci rosse dove concentrare le prostitute non solo su strada, ma anche all’interno di condomini dedicati al sesso a pagamento. “Ovviamente queste scelte vanno concertate con i residenti, i negozianti e le forze dell’ordine – spiega la senatrice Spilabotte – altrimenti il progetto avrebbe poca possibilità di successo”- continua Il Messaggero-. Secondo la promotrice della riforma della prostituzione «le ordinanze dei sindaci non sono sufficienti per ordinare questa materia. Fino a oggi infatti tutti i provvedimenti emanati dai singoli comuni sono sempre stati bocciati per incostituzionalità. Per questo è diventata necessaria una regolamentazione a livello nazionale». Il ddl Spilabotte è stato assegnato alle commissioni Giustizia e Affari costituzionali del Senato e dovrebbe essere calendarizzato nei prossimi giorni, subito dopo le elezioni europee. Il progetto non prevede la creazione di case chiuse vecchio stile, ma permette la creazione di appartamenti gestiti da cooperative di prostitute (nessuna “maîtresse” quindi a capo delle abitazioni ma solo professioniste pari grado) e professioniste a partita Iva”.
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