CORONAVIRUS: NEL LAZIO CHIUSE TUTTE LE DOMANDE PER LA CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA

La Regione Lazio ha evaso tutte le pratiche di Cassa Integrazione in Deroga che sono state presentate – ha annunciato il 29 aprile in una nota il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti – Abbiamo svolto un grande lavoro, un risultato ottenuto soprattutto grazie all’impegno dei dipendenti che hanno lavorato 7 giorni su 7. Garantire in tempi brevi il trattamento di Cassa Integrazione in Deroga è stata da subito una nostra priorità, che abbiamo affrontato con senso di responsabilità e al servizio dei cittadini del Lazio. Per accelerare i tempi abbiamo inoltre attivato delle intese con ABI e Poste Italiane per consentire ai lavoratori beneficiari di rivolgersi fin da subito direttamente ai propri istituti bancari e alle Poste per ricevere l’anticipo di Cassa Integrazione. In questo modo i soldi arriveranno prima alle famiglie in un momento di grande emergenza economica.”
Nello specifico sono 65.031 le domande ricevute dalla Regione Lazio, per un totale di 166.923 lavoratori coinvolti e 37.721.020 ore di lavoro. Delle domande pervenute da parte delle aziende del territorio, oltre 31.000 sono già state autorizzate e inviate all’Inps per la liquidazione – ha aggiunto Claudio Di Berardino, Assessore al Lavoro e alla Formazione della Regione Lazio – Attualmente le pratiche istruite corrispondono a un impegno economico complessivo di 305,5 milioni di euro, di cui 144,4 relativi al primo Decreto di riparto assegnato al Lazio dai Ministeri del Lavoro e dell’Economia e il secondo, assegnato ieri, pari a 162.724.560 milioni di euro.
Attualmente non abbiamo pratiche da evadere e i nostri uffici stanno procedendo alla lavorazione delle domande che arrivano quotidianamente, circa 800 – ha poi concluso Di Berardino – Nel frattempo abbiamo richiesto insieme alle altre regioni che, nel prossimo decreto che il Governo dovrà emanare, venga previsto un rifinanziamento della Cassa Integrazione in Deroga affinché possa essere garantita la proroga dell’ammortizzatore sociale anche oltre le 9 settimane ora previste, al fine di assicurare la copertura economica per eventuali domande di Cassa Integrazione che non potranno essere soddisfatte con il secondo Decreto e di accompagnare le aziende e i lavoratori nella gestione della fase di ripartenza.