Le coop sociali a Marino. Roma, una città che soffre, trasandata, occorre una svolta

di Alessandro Cardulli

Pino Buongiorno racconta l’incontro e gli impegni presi dal candidato sindaco

Pino Bongiorno, presidente di LegacoopSociali del Lazio, riassume così gli impegni presi da Ignazio Marino, candidato del centrosinistra a sindaco del Comune di Roma, nell’incontro che si è svolto presso la Cooperativa la Cacciarella, quartiere Tiburtino: “ Serve avere tra comune e cooperative sociali certezze non solo  dei pagamenti ma anche nella loro tempistica Credo fermamente che se non esiste un’idea di stabilità non si potrà costruire un futuro. Se sarò sindaco ci sarà molta attenzione verso le fasce più deboli mentre le persone che non si comportano  bene troveranno le porte del Campidoglio chiuse. Questo lo assicuro. In ambito della sanità l’assistenza  deve cambiare, non si può investire solo negli ospedali perché le cooperative sociali possono avere un ruolo centrale in questo. Ad esempio una percentuale di bandi deve essere dedicata a loro”. Impegni importanti significativi, assunti davanti a più di cento cooperatori. Il presidente della cooperativa “ Il Brutto Anatroccolo”, Enrico Fratini e Annamaria Cesaretti presidente della  Cacciarella hanno illustrato le condizioni in cui versano le coop “ tipo a (assistenza sociale e servizi alla persona) e di tipo b (inserimento lavorativo)a Roma. Stefano Venditti, presidente di Legacoop Lazio ha concluso l’incontro ringraziando  il candidato sindaco,apprezzando gli impegni che ha assunto. In particolare ha sottolineato il ruolo che svolgono anche a Roma le cooperative sociali e più in generale l’intero movimento cooperativo.

Uno sguardo sulla città partendo dai bisogni delle persone

“ A Marino – dice Pino Bongiorno- abbiamo offerto uno sguardo sulla città partendo dalla vita delle persone, ai loro bisogni e dai loro diritti.  Uno sguardo che ci viene dal lavoro giornaliero di chi opera in questo settore della cooperazione. Le nostre  aderenti occupano 8.283 lavoratori di cui quasi 2.200 appartengono alle categorie svantaggiate. Siamo una forza economica importante producendo circa 300 milioni di fatturato. Ma, soprattutto, i nostri lavoratori sono delle vere e proprie antenne sul territorio, segnalano il disagio sociale, operano per affrontarlo e superarlo”.

Una città nemica  che guarda poco ai suoi cittadini

Ma  queste “ antenne”- chiediamo- quale racconto danno della Capitale? “ Il nostro sguardo su Roma-riprende Buongiorno- ci parla di una città che soffre, stanca e trasandata, spesso addirittura una città nemica che guarda poco ai suoi cittadini, che ha perso una sua identità. Per questo dobbiamo rilanciare con forza la questione sociale. A Marino non abbiamo posto solo  l’esigenza di un profondo  cambiamento negli indirizzi di politica economica e sociale del Comune. Le politiche sociali, al pari delle materie urbanistiche, devono oggi saper ricucire culture, etnie diverse, condizioni umane che si sono distaccate, che hanno subito lacerazioni, veri e propri strappi nel tessuto sociale.” In poche parole chiedete  la progettazione di una Roma diversa, un’altra Roma.

Proponiamo una nuova idea di metropoli

“ Sì. Proponiamo,  una nuova idea di metropoli che guardi con più attenzione alla crescita della qualità umana, della equità e della giustizia e che ricucia il rapporto tra governo della città e governati. Un’idea di metropoli il cui sviluppo sappia coniugare l’economia con l’etica e nella quale la politica ritrovi nuovi punti di riferimento,  tagliando ogni legame con gli affari e con quelle degenerazioni che sempre più stanno producendo notizie che nei giornali occupano più le pagine della cronaca che quelle della politica. La cooperazione sociale può svolgere un ruolo molto importante.  Per conto dello Stato, garantiamo i Livelli Essenziali di Assistenza, entriamo nelle case del cittadini più bisognosi portando loro il volto di un welfare di comunità rimasto incompiuto. Non interrompiamo mai i servizi, neanche quando i ritardi di pagamento,mettono a rischio la continuità aziendale stessa. Questa questione va però risolta, perché la resistenza delle nostre imprese non può essere eterna. Tutto questo mondo, come ci ha assicurato Marino, deve essere messo in sicurezza, tolto dalla precarietà di incarichi a breve scadenza, sottratto alle incertezze nelle quali lo getta l’amministrazione che non corrisponde i giusti compensi ai servizi resi. Noi siamo pronti a costruire un welfare di prossimità, più moderno ed efficiente se solo arrivassero segnali positivi dalla pubblica amministrazione. Ma mancano  le volontà politiche e le relative linee di indirizzo.” Ricordiamo a questo punto la legge che ha sancito il principio di sussidiarietà e che consentirebbe, per esempio alla cooperazione sociale, di co-progettare e co-gestire assieme alla pubblica amministrazione i servizi alla persona. “ È la più grande riforma dello Stato – sottolinea Bongiorno- secondo la quale i servizi rimangono in mano pubblica, ma si moltiplicano i sensori, i rilevatori di bisogni, i nodi della rete, le competenze da mettere in campo. Ma le resistenze ad attuarla sono state tante e gli effetti della crisi sono stati pesanti non solo per la riduzione delle risorse, i tagli al welfare ,  anche perché si è diffusa la pratica di bandi con basi d’asta che non consentono di applicare le tariffe stabilite dai contratti. Sono politiche pericolose, perché aprono la strada all’illegalità, a imprese irregolari che usano lavoro precario, mal retribuito.”

I colpi di coda della giunta Alemanno

E ricorda la battaglia combattuta a Roma su alcuni bandi per asili nido messi a gara a 500 €., una cifra che non consente di applicare il CCNL delle cooperative sociali.L’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici ha dato ragione alle coop, ma nonostante questo il Comune di Roma è andato avanti. “Non solo-sottolinea Bongiorno-,stiamo assistendo ad un colpo di coda della giunta Alemanno. Sono usciti nuovi bandi per asili che addirittura abbassano la tariffa a 480 €.” Cita poi quanto avvenuto, a proposito di un lavoro che storicamente era riservato alle nostre cooperative di inserimento lavorativo, quello della manutenzione del verde,” aggredito da cricche di imprenditorie spregiudicate ed ingorde che, non sazie di spartizioni, favoritismi parentali, si sono avventate fameliche su questa porzione di mercato”. “Credo sia tempo di invertire questa rotta- prosegue- e ridare spazio a politiche di investimento, puntando però sulle energie sane, più dinamiche”. Le cooperative sociali sanno coniugare efficacemente obiettivi economici, sociali ed ecologici che in questa fase spesso confliggono tra loro.

In campo tanti progetti innovativi delle coop

Oggi. continua- sono proiettate su progetti innovativi che parlano di energie alternative, agricoltura sociale, turismo sostenibile, raccolta differenziata, porta a porta, costruzione di filiere che consentano il riuso, di dare una seconda vita a tanti oggetti. Mi riferisco alla raccolta degli indumenti. I cassonetti gialli ormai presenti diffusamente  hanno già sottratto 10.000 tonnellate di materiale che sarebbe finito tra i cassonetti dei rifiuti alleggerendo così l’attività dell’Ama. Un importante contributo può venire per affrontare il problema della disoccupazione giovanile, rilanciando l’idea di un imprenditore collettivo. Possono nascere vere e proprie cooperative di comunità, legate alla gestione dei beni comuni, al soddisfacimento di quei bisogni che il mercato non prende in considerazione, al riutilizzo dei parchi, di interi spazi urbani, del tempo libero in funzione della costruzione di coesione sociale.”