LEGACOOP PRODUZIONE E SERVIZI: LE TRAIETTORIE PER IL FUTURO DELLA COOPERAZIONE DI LAVORO EMERSE DALL’ASSEMBLEA DEI DELEGATI

In una fase politica ed economica, che dura ormai da tempo, nella quale le divergenze si sono ampliate e i diritti sono stati sostanzialmente ridotti, si sente ancora di più l’esigenza di imprese che abbiano come obiettivo quello di produrre, generare, difendere e preservare il buon lavoro”. Con queste parole si è aperto l’intervento del Presidente di Legacoop Produzione e Servizi, Carlo Zini, in occasione dell’Assemblea annuale dei Delegati del 13 marzo scorso, la prima dall’avvio ufficiale dell’attività della nuova Associazione.
Sul lavoro, il Presidente Zini ha sottolineato come “Politiche, pur positive, di sostegno al reddito e all’inclusione non devono degenerare nella percezione che ci possa essere una visione di sviluppo che prescinda dal lavoro, per realizzare sé stessi. La nostra cultura di cooperatori ci porta a pensare e sostenere che è il lavoro che va creato e che vanno rifuggite derive esclusivamente assistenzialistiche.
In tema di investimenti, dal palco dell’Assemblea un messaggio al Governo: “Siamo a favore della Tav, a favore delle grandi opere, perché bloccare le grandi opere significa bloccare anche tutto il resto, è sinonimo di immobilismo”. Legacoop Produzione e Servizi ritiene assolutamente prioritario sviluppare un’incisiva politica di investimenti pubblici, a partire dallo sblocco delle risorse per le opere pubbliche: grandi, medie e piccole. Vanno inoltre eliminate le storture che determinano tempi biblici nell’attivazione dei cantieri: in questo senso l’Associazione ha proposto provvedimenti precisi e concreti per migliorare la normativa e il Codice dei contratti.
Dall’Assemblea è emersa inoltre la richiesta al Governo e alle Istituzioni di un deciso intervento per contrastare la falsa cooperazione e per bloccare la reinternalizzazione dei servizi nelle pubbliche amministrazioni, come ad esempio sta avvenendo per il servizio di pulizia nelle scuole.
Otre 2.500 imprese che danno lavoro a 150mila persone, di cui l’85% soci lavoratori, fatturando oltre 16.5 miliardi di euro. Questa la fotografia dell’universo della cooperazione di Produzione e Servizi aderente a Legacoop, delineata anche da Mattia Granata, Responsabile Area Studi Legacoop, intervenuto ai lavori dell’Assemblea per presentare i dati principali dell’Associazione e illustrare i risultati dell’analisi congiunturale nazionale e settoriale.
L’Assemblea ha visto come filo conduttore il tema della sostenibilità, declinato nelle sue dimensioni sociale ed ambientale. Tema lanciato attraverso le testimonianze dal mondo dell’economia circolare di Isolex e Impresa Ambiente, esempi di workers buyout cooperativi.
Parlando di sostenibilità non si può non parlare delle generazioni future. L’Assemblea è stata infatti l’occasione per Generazioni Legacoop di presentare in anteprima il Manifesto per il Global Climate Trike for Future di Generazioni. “Sostenibilità e cooperazione sono un binomio naturale. Diffondiamo l’intergenerazionalità, chiediamo politiche climatiche e sociali ambiziose” il commento di Katia De Luca, Coordinatrice Nazionale di Generazioni Legacoop.
Nell’ultima parte della mattinata Antonio Cianciullo, giornalista di Repubblica, ha approfondito con Pierluigi Stefanini, Presidente “Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile” (ASviS), e Edo Ronchi, Presidente “Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile”, problemi, sfide e opportunità che possono derivare da un approccio più sostenibile – sul piano sociale e ambientale – ai temi dell’economia.
Dal dibattito è emersa con forza la mancanza in Italia di una visione e di politiche orientate ai temi della sostenibilità e, quindi, allo sviluppo del Paese. Manca – come sottolineato da Cianciullo – una cabina di regia affinchè il concetto di sostenibilità si traduca in leva di nuovo sviluppo.
Affinchè ci sia una transizione allo sviluppo sostenibile – ha sottolineato Stefanini – serve che le politiche di governo siano orientate al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 e serve che le persone diventino parte integrante di queste politiche”.
La green economy è un nuovo modello economico – ha dichiarato Ronchi – un modello che cambia sia la produzione che i modelli di consumo. Un nuovo modello che si traduce in una nuova rivoluzione industriale, che va però accompagnata con le giuste politiche e con una adeguata gestione dei processi produttivi.”

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