PAESE SERA: Altra economia, 48 ore prima dello sgombero Cae Il Consorzio attacca, ma l’Ati: rilanceremo Spazio Boario

Riportiamo l’articolo pubblicato da Paese Sera in merito alla vicenda del CAE, con una dichiarazione del Presidente dei LegacoopServizi Lazio Andrea Laguardia.

Altra economia, 48 ore prima dello sgombero Cae
Il Consorzio attacca, ma l’Ati: rilanceremo Spazio Boario

Una proroga di due giorni all’occupazione dello spazio di Testaccio per permettere al Comitato di sostegno del Cae 2.0 di trovare un accordo con il Campidoglio e il consorzio Ati, vincitore del bando per la gestione degli spazi dell’ex Foro Boario. Il dito puntato del presidente Gaggiotti è contro la politica, che “si oppone al bene comune”. Secondo il consorzio, debole la visione sulla green economy. La replica di La Guardia (Legacoop): “Non vogliamo snaturare il luogo, rinascerà e lo restituiremo al quartiere” di S. IANNO’

Due giorni: è il tempo a disposizione per il Comitato di sostegno del Cae 2.0 che, da ieri mattina, occupa la Città dell’Altra economia, per cercare un accordo con il Campidoglio e l’Ati che ha vinto il bando per la gestione degli spazi dell’ex Foro Boario. E “salvare una progettualità alternativa e dei posti di lavoro”, spiega il presidente del Consorzio Cae, Mauro Gaggiotti, che dal 2007, fino ad oggi, ha condiviso con altre realtà la struttura di Testaccio. Dito puntato contro la politica, che “si oppone al bene comune”. Netta la replica dell’Ati che s’è aggiudicata il bando: “Rilanceremo la Città dell’altra economia”, dice Andrea La Guardia, presidente di Legacoop Servizi, a nome delle associazioni e delle coop che hanno ottenuto la gestione dello spazio e che non hanno ancora iniziato il loro lavoro.

L’OCCUPAZIONE – La decisione di non abbandonare largo Dino Frisullo arriva ieri, proprio nel giorno in cui scade la proroga concessa nel mese scorso dall’amministrazione. La consegna delle chiavi è attesa da tutti. Arrivano i funzionari comunali e 5 uomini della polizia municipale, come da copione. Con gli ex gestori del Cae che scelgono la strada della mobilitazione. Per non perdere la bussola sulla strada che conduce a un’economia solidale. Secondo il consorzio, debole la visione sulla green economy. Nessuna traccia, per il presidente del Cae, di quegli esperimenti che, soprattutto dal 2011, caratterizzano la nascita della Città dell’economia 2.0: una nuova idea di partecipazione che porta alla realizzazione della galleria del riuso, della ciclofficina, di una libreria tematica. Ma tutte queste parole non bastano per convincere chi ha l’ordine di liberare quegli spazi. Inevitabile la tensione, ma l’intervento del direttore del dipartimento di autopromozione sociale, Francesco Cozza, risolve tutto. “Davanti alla possibilità di un incontro con nuovi gestori e amministrazione – aggiunge Gaggiotti – ci hanno concesso questa proroga”.

IL CAE 2.0 – Quarantotto ore per fare la pace con chi, nei mesi scorsi, hanno accusato “di siglare patti sotto banco”. La denuncia è del presidente del Cae 2.0 che, in un comunicato, annunciava il ritiro del Consorzio dal bando di gara per la gestione dell’ex Foro Boario in polemica con il gruppo che s’è poi aggiudicato il bando: l’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab) e tre cooperative sociali, Integra (considerata dal consorzio Cae vicina alla destra del deputato Pdl Federico Rampelli), Agricoltura nuova e 29 Giugno (iscritte a Legacoop Lazio, orientate a sinistra).

LEGACOOP – Andrea Laguardia, presidente della Legacoop servizi Lazio, respinge al mittente le accuse. “La nostra è un’associazione politico sindacale – spiega a Paese Sera – invece, da quello che sento, sembra che noi abbiamo un interesse economico nella vicenda”. L’unico rapporto con l’Ati che gestirà gli spazi di largo Frisullo è quello di rappresentare 29 giugno e Agricoltura Nuova. “Che hanno partecipato alla gara e hanno vinto”, precisa.  Per Laguardia, nessuna possibilità che “la nostre imprese vadano a snaturare il posto, anzi hanno tutta l’intenzione di rilanciarlo, attraverso un progetto di sviluppo che restituirà quel posto al quartiere e ai cittadini”. Un rilancio, spiega, legato all’agricoltura biologica e all’economia sostenibile.  Senza dimenticare la cultura. “Perché quel luogo – aggiunge – è storicamente protagonista per l’arte”. Il sogno è quello di farlo diventare una casa aperta a tutte le associazioni del settore. Intanto, il conto alla rovescia è già partito. Sia per gli occupanti, che hanno ricevuto l’ultimatum di lasciare la Cae entro giovedì sera, che per le organizzazioni di Ati, che vogliono partire con i loro progetti.

 Santo Iannò