I MUSICI: UNA ORCHESTRA SENZA DIRETTORE FAMOSA NEL MONDO ORA ANCHE IN COOPERATIVA

Settanta anni di successo in tutti i continenti per una orchestra musicale nata nella Capitale negli anni del dopoguerra e tre anni fa, proprio alle soglie della pandemia, rinata come cooperativa associata a Legacoop Lazio. “È stata una scelta che mi sento di promuovere e che si è rivelata giusta” racconta in questa intervista Francesco Buccarella, uno dei musicisti. “La loro esperienza riesce a dimostrare la capacità del modello cooperativo di dare risposta alle esigenze e alle aspirazioni di donne e uomini, anche in campi difficili come quello musicale e artistico” commenta Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio.

 

“La guerra è finita. Ripeto: la guerra è finita. Le forze armate tedesche si sono arrese agli angloamericani. La guerra è finita. Ripeto: la guerra è finita”. Prima l’euforia e poi, anni dopo, però, ancora negli occhi il paesaggio lunare lasciato dalle bombe sulle città e la banalità del male che serpeggia come una presenza silente tra nazione e nazione, tra essere umano e essere umano. Difficile da cancellare, impossibile da dimenticare come il segno della fame; troppo arduo da rielaborare, per i singoli, per le società, per le nazioni. Ma l’unica speranza è riuscire a farlo collettivamente. Cinque, sei, sette anni dopo quell’annuncio alla radio, gli italiani hanno già voglia di ricominciare. E ancor prima l’Europa ha voglia di ripartire, anche se forse non è ancora ben chiaro da cosa, visto che la guerra ha lasciato solchi di diffidenza tra gli Stati. A salvare allora non bastano più tanto i notiziari radio attesi dalle famiglie. C’è la musica che non muore. Quella che attraversa i secoli; immortale anche quando per decenni rimane stretta tra le cerchie delle élite e al di là di quelle mura assiste muta alla distruzione; la musica che vaga nel tempo ma poi d’un tratto si ferma e ricorda d’improvviso a tutti la sua presenza. E allora è un corto circuito: la musica del Settecento arriva come fosse uscita da poco dalle partiture di un vecchio compositore alle generazioni nate secoli e secoli dopo. Ed è un successo. Come quando nel 1951 a Roma dodici strumentisti e allievi dell’Accademia di Santa Cecilia immaginano una orchestra da camera, sei violini, due viole, due violoncelli, un contrabbasso, un clavicembalo capace di eseguire la musica del Settecento, e non solo, ma eliminando dalla scena il protagonista, il direttore, per dare spazio solo a un gruppo di inter pares che non ha bisogno di alcun Maestro che interpreti, che scelga l’andamento, il tempo e le dinamiche, gli ingressi delle voci o coordini i musicisti. “Bravi, bravissimi! No, la musica non muore!” esclama Arturo Toscanini quando li ascolta provare nella sede della Radio italiana a Roma nel giugno del 1952, tre mesi dopo il loro debutto. E da allora è un continuo susseguirsi di fatti eccezionali che porta I Musici a festeggiare oggi i loro settanta anni di vita e di fama trascorsi in giro per il mondo. “Dopo la guerra c’era tanta fame di bellezza. E così i Musici andarono in Germania, poi Francia, Spagna e Usa e già dieci anni dopo in Giappone. Il gruppo ha portato al successo la Primavera di Vivaldi tra la gente. Suoniamo musica italiana del 700, ma anche Rossini, Mozart, Respighi, Nino Rota ci ha dedicato una composizione e oggi spaziamo tra i generi e i secoli, senza fossilizzarci mai- mi racconta Francesco Buccarella, artista che suona il cembalo e il pianoforte nel gruppo-. Abbiamo suonato nelle sale più importanti di tutti i continenti: manca solo il Polo Sud ma in realtà abbiamo rischiato di andare anche lì. La nostra è una esperienza unica”. I suoi genitori, Maria Teresa Garatti e Lucio Buccarella furono tra coloro che vissero i primi anni di vita di questa esperienza folle nata dall’idea di una orchestra possibile anche senza direttore. A lui e ai suoi colleghi oggi è toccata un’altra scelta singolare in tempi non semplici che ribadisce l’esigenza di seguire la filosofia dell’uguaglianza e della porta aperta voluta dai fondatori: proprio negli anni della pandemia, infatti, I Musici sono diventati una impresa cooperativa associata a Legacoop Lazio. “Tutto sommato diventare una impresa è stata una scelta, un cambio di passo e di mentalità- commenta Francesco-. Abbiamo iniziato a pensare di più alla gestione economica, siamo una piccola azienda e ci siamo addossati la responsabilità e l’onere di una impresa. Quest’anno con il Conservatorio di Santa Cecilia abbiamo dato vita a uno stage di formazione per allievi meritevoli che parteciperanno con noi a dei concerti nel 2023 e ciò non sarebbe stato possibile senza la cooperativa”. Questa apertura ai giovani vuole anche essere garanzia di sopravvivenza futura per I Musici, anche se trovare dei componenti significa non solo trovare dei soggetti capaci di suonare ad alti livelli ma anche e soprattutto persone che condividano la stessa visione di parità tra i componenti che ha dato vita all’orchestra, oggi diventata ormai anche cooperativa.

“Mi piace sottolineare come la scelta di questi importanti artisti sia maturata dopo anni e anni di attività, una scelta consapevole per dare non solo solidità imprenditoriale ma anche e soprattutto una continuità valoriale alla loro impresa, nel governarla democraticamente e senza fini di speculazione- ha dichiarato Mauro Iengo, Presidente di Legacoop Lazio, associazione di categoria alla quale I Musici hanno deciso di aderire-. E’ un’armonia da replicare e dalla quale trarre ispirazione e coraggio per affrontare i prossimi difficili mesi”. Il salto è stato importante e la trasformazione in impresa cooperativa impattante, sebbene il gruppo avesse nel dna la filosofia della parità tra i soci.

“La cooperativa è stata una piccola sfida per ognuno di noi- spiega Francesco-. Si veniva da un altro modo di lavorare. Abbiamo in tre anni imparato tante cose sulle modalità di ideazione di progetti, realizzazione, controllo delle finanze, coinvolgimento da parte dei colleghi che lavorano con noi- commenta-. Sicuro questa scelta di costituirci in cooperativa è stata molto voluta e si è rivelata vincente. Un po’ come i nostri predecessori hanno scelto una orchestra senza direttore, noi oggi abbiamo cambiato struttura del gruppo. È stata una scelta che mi sento di promuovere. Oggi noi non saremmo in grado di affrontare nessuna di queste difficoltà e siamo tutti coinvolti e responsabilizzati. Siamo una macchina a dodici ruote motrici”. L’inaugurazione dell’impresa cooperativa è stata un po’ sfortunata: “nel 2019 rientriamo dal Tour in Cina e di lì a poco scoppia la pandemia e saltano tutti i tour in Germania, Spagna. Abbiamo ripreso da poco dopo un lungo periodo di stop” spiega. Di questi anni dice: “stare chiusi in casa, specie nel primo lockdown, è stato duro. Noi siamo insegnanti di conservatorio e abbiamo fatto la didattica a distanza. Ma a casa ho riscoperto passioni che non coltivavo da anni come il disegno”. Nell’ottobre del 2020 la voglia di tornare sul palco è tale che tutti si infilano in macchina e senza ricordare stanchezza percorrono 4mila chilometri per arrivare in Germania. Un paese fondamentale per il successo de I Musici sin dall’inizio della fondazione. “Conosco bene le registrazioni di quel gruppo che era all’avanguardia per qualità degli esecutori e del repertorio. Introduceva un livello che all’epoca non c’era. Ma erano lì nel posto giusto al momento giusto. C’era tanta voglia di dimenticare quanto era successo. E c’era un desiderio in alcuni posti chiave come la Germania che amava la musica italiana e che ha aperto le porte di Francia e Inghilterra al gruppo che portava un marchio italico di bellezza nel cuore dell’Europa prima e poi nel mondo” spiega Francesco. E sulla situazione della musica e dell’arte in tempi di pandemia dice: “in questi giorni in Inghilterra è uscito un sondaggio tra i musicisti che dice che c’è molta preoccupazione per questo inverno. Si è molto preoccupati di non avere lavoro. Dopo la pandemia, la guerra era l’ultima cosa che ci voleva. Ora tutti i settori sono in crisi. Turismo in crisi, commercianti in sofferenza. Chi viene a Roma e nel Lazio spende pochissimo. Siamo tutti nella stessa barca e non voglio fare discorsi demagogici ma i governi occidentali dovrebbero sostenere le categorie più esposte. Io sono insegnante e sono una categoria protetta dallo Stato, ho il mio lavoro, ma come libero professionista ho sofferto e capisco le partite iva e i freelance” afferma. “Speriamo che si superi questa condizione perché immaginare che la situazione si possa prolungare ancora per un anno è difficile e la situazione diventerebbe complicatissima. D’altro canto, ci sono in Conservatorio studenti che vengono dalla Russia e dall’Ucraina e raccontano quello che hanno visto e quello che gli raccontano i parenti: ti si stringe il cuore perché noi ci lamentiamo ma siamo in una situazione di privilegio mentre lì ora c’è la guerra e queste cose sono tutte al di sopra delle nostre teste e difficilmente governabili- conclude-. Sono e saranno mesi difficili ma c’è tanta voglia di ripresa e bisognerà ognuno fare un piccolo sacrificio”.