STRATEGIA NAZIONALE AREE INTERNE E COOPERAZIONE SOCIALE: LEGACOOPSOCIALI FISSA GLI OBIETTIVI

Mappare e incontrare le nostre esperienze presenti nelle vecchie e nuove aree SNAI; potenziare lo scambio e contribuire a definire punti di vista e proposte. Supportare e accompagnare l’aggregazione delle esperienze nei contesti territoriali. Vigilare e richiedere l’attivazione dei processi di partecipazione e co-progettazione nelle diverse aree e sulle procedure di affidamento e attuazione dei progetti.
In sintesi sono gli obiettivi di Legacoopsociali sulla Strategie nazionale Aree interne per definire il ruolo delle Cooperative sociali, rilanciati durante il webinar “Strategia nazionale aree interne: quale ruolo della Cooperazione sociale?”.
Le 72 aree interne selezionate per il ciclo di programmazione 2014-2020 comprendono: 1.060 Comuni con circa 2 milioni di abitanti (2020) e interessano un territorio di circa 51.000 kmq. Rappresentano: il 13,4% di tutti i Comuni italiani e il 26% dei Comuni classificati come Aree interne; il 3,4% della popolazione nazionale e il 15,5% della popolazione residente nei Comuni classificati come Aree interne; il 17% di tutta la superficie nazionale e il 28,4% del totale della superficie di tutte le Aree interne italiane. Ogni Area in media è composta da 27.081 abitanti.
Lavorare trasversalmente ai gruppi tematici di Legacoopsociali per avviare un cantiere di idee per la riprogettazione dei servizi di cittadinanza nelle Aree interne – ha affermato Andrea Pianu, Vicepresidente nazionale Legacoopsociali e Responsabile Gruppo Sud Aree interne – un compito che sta dentro l’obiettivo di ricostruire parità di accesso al welfare ai cittadini del nostro Paese. Rafforzare il confronto e la rete di collaborazione con gli altri soggetti impegnati su un nuovo modello di sviluppo del Paese e delle aree interne; stare dentro i luoghi di confronto promossi dalla stessa strategia nazionale“.
Euricse le chiama comunità intraprendenti – ha dichiarato Eleonora Vanni, Presidente Legacoopsociali Nazionale – e il nostro contributo mette al centro il benessere delle persone che vivono in aree dove servono servizi, a partire dal welfare e dalla salute, perché le disuguaglianze territoriali hanno come primo impatto la qualità della vita“.