RITARDI DI PAGAMENTO: MENOMALE CHE C’È L’EUROPA… E IN ITALIA QUANDO?

Si è svolto venerdì 10 dicembre presso la sede nazionale di Legacoop il convegno organizzato da LegacoopServizi Lazio avente come argomento i ritardi di pagamenti della Pubblica Amministrazione nel campo della cooperazione dei servizi e, nello specifico, la nuova direttiva sugli stessi approvata dal Parlamento Europeo il 20 ottobre 2010. La stessa verrà pubblicata all’inizio del nuovo anno sulla Gazzetta Ufficiale Europea e da quella data gli stati membri avranno due anni di tempo per recepirla nel proprio ordinamento giuridico.

Il convegno ha visto la partecipazione di Andrea Laguardia, coordinatore della presidenza di LegacoopServizi Lazio, Stefano Venditti, presidente di Legacoop Lazio, Franco Tumino, coordinatore del TAIIS, Antonio Rosati, Assessore alle Politiche finanziarie e di bilancio della Provincia di Roma, Pietro Di Paolo, Assessore alle Attività produttive e Politiche dei rifiuti della Regione Lazio.

Andrea Laguardia, nel suo intervento, ha sottolineato l’urgenza di portare all’attenzione pubblica un tema importante come quello dei ritardi di pagamento, troppo spesso sottovalutato. Secondo il TAIIS, i crediti delle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione sono 70 miliardi di euro (quasi il 4% del PIL)di cui 58,2 miliardi di euro provenienti dalla Sanità Pubblica. L’Italia vanta il secondo posto nella classifica dei Paesi con i maggiori ritardi di pagamento con un ritardo medio di 138 giorni. La dilazione dei pagamenti costituisce, nel nostro Paese, la principale causa di cessazione delle imprese ( 1.207 procedure fallimentari nel primo semestre del 2010, di cui 101 nel Lazio). In Italia la Regione maggiormente indebitata è il Lazio (13,7 miliardi nel 2007). Nel 2008 ammontavano ad oltre 3 miliardi di euro i pagamenti bloccati nel Comune di Roma. Laguardia ha illustrato i risultati di una ricerca condotta dalla dott.essa Lucia Di Donato su un campione di 30 cooperative laziali dei servizi operanti con la committenza pubblica. Oggi i servizi rappresentano nel Lazio il settore di maggior peso nel sistema economico locale. Il questionario sottoposto alle cooperative si proponeva di indagare sia gli aspetti quantativi che qualitativi della vita cooperativa. Dai risultati si evicono diversi fattori di criticità nell’attività lavorativa delle cooperative, tra cui spiccano la sottocapitalizzazione, la riduzione della redditività e in ultimo i ritardati pagamenti. I crediti delle cooperative di servizi nei confronti della Pubblica Amministrazione ammontano al 70% dei crediti complessivi verso i committenti pubblici e privati. La committenza pubblica rappresenta l’80% del valore produzione nazionale. Si stima che con la nuova direttiva liquidità addizionale che entrerà nelle casse delle imprese europee sarà di circa 180 miliardi di euro. I principali fattori minanti per il posizionamento competitivo delle nostre imprese sono da individuare nel dumping contrattuale, nelle gare di appalto di servizi e forniture condotte al massimo ribasso, molto spesso in settori di attività caratterizzati già da bassi margini operativi, e nella difficoltà d’accesso al credito. Dai risultati si evince che tutte le cooperative del campione sono ricorse ad anticipazioni su fatture o crediti. Altro campo minato è rappresentato dalle gare d’appalto pubbliche. Gli elementi di maggiore criticità riscontrati nella partecipazione alle gare sono i seguenti: mancata congruità tra l’importo a base d’asta ed i servizi richiesti, forti ribassi, eccessiva discrezionalità da parte della P.A., elusione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa a favore del massimo ribasso. Il ritardo dei pagamenti sta aprendo la strada anche alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Per un settore come quello cooperativo, in cui il rispetto della legalità è un principio fondativo della propria attività, la difficoltà di competere con le organizzazioni criminali diventa maggiore. La proposta di LegacoopServizi Lazio è di istituire un osservatorio permanente che possa portare alla luce e denunciare irregolarità nelle gare d’appalto pubbliche. Andrea Laguardia ha concluso il suo intervento elencando delle possibili soluzioni al problema dei ritardati pagamenti:

  • Varare un disegno  di legge, che definisca le modalità con cui le P.A. possono saldare il debito accumulato nei confronti delle imprese, stabilendo il recepimento della direttiva europea;
  • Introdurre nei bandi e nelle gare d’appalto la partecipazione di soggetti che possano sostenere dal punto di vista finanziario l’attività;
  • Fare ricorso alla cartolarizzazione dei crediti.

Ad avvalorare la tesi di Laguardia Franco Tumino, coordinatore del TAISS – Tavolo Interassociativo delle Imprese dei Servizi, il quale ha presentato il Rapporto elaborato da ASTRID sui ritardi di pagamento dei debiti commerciali delle PP.AA. Tra le varie misure proposta per la soluzione dei crediti scaduti, Tumino invoca l’utilizzo della Cassa Depositi e Prestiti. Tumino, che insieme al TAIIS è stato tra i principali sostenitori di questa nuova direttiva, ha elencato i principali benefici introdotti da quest’ultima: essa armonizza i termini di pagamenti (30 giorni per le transazioni tra PP.AA. e imprese private, 60 per transazioni tra privati) e prevede la decorrenza degli interessi senza che l’impresa faccia la messa in mora. Inoltre pone la nullità delle clausole inique e la invalidità delle deroghe ai termini di pagamento e ai tassi di interesse. Per un recepimento “non cartaceo” della direttiva occorre mettere mano alla adeguatezza tra trasferimenti e spesa, sia nella quantità che nei tempi dei flussi; rivedere il patto di stabilità interno per gli enti locali; rivedere le regole di contabilità politica e individuare e diffondere best practices.

Ma se il problema è tecnico, la soluzione è dipercerto politica, come sottolineano sia Laguardia che Tumino. La presenza degli Assessori Antonio Rosati e Pietro Di Paolo sono sicuramente un segnale della partecipazione delle Istituzioni. Secondo Rosati, i ritardi di pagamento rappresentano il cuore del problema dell’economia italiana, che riguarda non solo le transazioni insolute passate, ma anche e soprattutto l’andamento economico futuro. Se l’ipotesi secondo cui servirebbero due anni per uscire dalla crisi corrente, in questi è necessario secondo Rosati trovare una linea d’accordo tra la nuova Direttiva Europea e il Patto di Stabilità. Ciò che caratterizza la Regione Lazio è l’assenza culturale di capacità di riforme. E’ necessario che siano definiti nettamente ruoli e competenze. Dello stesso parere è l’Ass. Di Paolo: la politica italiana registra un grande ritardo intellettuale sul tema dei ritardi di pagamento. Il Bilancio non può essere fondato sulla Cassa, ma piuttosto sulla Competenza. Due i livelli di azioni proposti da Di Paolo: attraverso il Bil e i Confidi.

A chiudere i lavori Stefano Venditti, Presidente di Legacoop Lazio. Secondo Venditti, è necessario che la Lega delle Cooperative si assuma come tema importante e portante del nuovo anno quello di capire come uscire da questo schema di specchi, in cui sono presenti molte vie di fuga ma nessuna reale soluzione. Il fenomeno dei ritardi di pagamento è una diretta conseguenza di una crisi generale che sta attraversando l’Italia. Per la prima volta le associazioni come Legacoop devono ingaggiare in prima persona una sfida positiva per uscire da questa spirale. Ma come si può ricominciare a crescere? Come si può riscrivere un patto tre le forze produttive e le Istituzioni? Cosa è necessario fare? E’ necessario iniziare a “cooperare”, iniziare un confronto positivo con le istituzioni. Abbiamo bisogno di un rinnovato protagonismo di tutti gli attori, e di regole che disciplinino al meglio il nostro sistema economico. Bisogna ripartire dalla ricostruzione dei rapporti, dei diritti e dei doveri, delle repsonsabilità condivise. Il mercato non può essere il fine dell’attività produttiva, ma piuttosto il mezzo per costruire la ricchezza del paese. L’Italia non è più in grado di contenere i costi senza rischiare o di scivolare nel lavoro nero o di dimezzare quello regolare. Il Lazio, come il paese intero, ha bisogno di sistemi di regole forti, di obiettivi chiari e di un maggior impegno sostenitivo alle imprese che producono lavoro.