COOPERATIVE DI COMUNITA’, DEL MONACO: “TORNARE ALLA RADICE CUM MUNUS, DONARSI RECIPROCAMENTE”

Sulle cooperative di comunità, interviene Daniele Del Monaco, Responsabile Legacoop Lazio Sud, invitando a riflettere sulle radici delle parole che usiamo perché nascondono il senso del nostro agire, nonché su alcuni numeri: più del 50% dei Comuni nella provincia di Frosinone sono montani e hanno meno di cinquemila abitanti. Nella provincia di Latina ci sono moltissimi Comuni nell’entroterra. “Occorre una rivoluzione culturale” dice. 

“La cooperativa di comunità è una sfida importante di tipo culturale. I nostri territori negli ultimi anni sono stati completamente abbandonati perché la qualità della vita non era più idonea ed era notevolmente inferiore rispetto a quella offerta dalla città in termini di servizi ricevuti. Da qui, la necessità per un genitore di portare i propri figli in città, per studiare, per avere servizi, per avere la possibilità di un futuro migliore. Per questo l’attenzione che dobbiamo avere nei confronti di questo tema è di tipo culturale. Dobbiamo cioè cambiare culturalmente l’approccio e volgerci a una economia comunitaria in cui non si lavori soltanto per l’ospite o per il turista ma per chi vive in quei territori. Quindi è necessario creare una azione di sviluppo, anche se in verità a me piace parlare di progresso perché lo sviluppo non sempre è sostenibile, perciò quando si parla di progresso si parla di qualità della vita in generale e se si parla di sviluppo si deve parlare di sviluppo sostenibile volto a contemperare lo sviluppo economico a quello sociale e ambientale. Questa sfida diventa culturale perché finché non si pensa a un concetto diverso ad esempio di proprietà, penso all’utilizzo dei beni comuni, non avremo mai una economia green e resteremo sempre in una economia di tipo predatorio”.
Lo ha detto Daniele Del Monaco, Responsabile Legacoop Lazio Sud, in riferimento all’azione strategica di Legacoop volta a favorire la nascita di cooperative di comunità sul territorio laziale, anche in virtù della recente Legge regionale che ha offerto un quadro legislativo utile alla creazione di simili realtà imprenditoriali. “Siamo costretti in un certo senso a non avere più un atteggiamento attendista. Dobbiamo creare l’humus per organizzare sistemi incrementali. Il nostro compito non è creare sviluppo ma progresso. Migliorare cioè non solo l’economia ma anche gli elementi valoriali legati alla qualità della vita. Non possiamo essere territorio muto, cioè non riconoscibile, e visto che nei luoghi si sviluppano i bisogni e nei luoghi si cercano risposte noi dobbiamo dare dei servizi a queste comunità per rendere di nuovo vivo e per conservare un territorio sano” ha spiegato. “La catena del valore permette sicuramente di avere un valore olistico rispetto alle cose per cui se ci sono dei servizi di qualità diventano anche servizi per chi arriva in quei territori ma prima di tutto dobbiamo pensare a chi vive in quei territori – ha aggiunto-. Si tratta di una bella sfida culturale di cui dobbiamo tenere conto se pensiamo che nella provincia di Frosinone più del 50% dei Comuni sono montani e hanno meno di cinquemila abitanti. Nella provincia di Latina ci sono moltissimi Comuni dell’entroterra. Allora capiamo che abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale legata all’economia, una economia che deve partire dal Comune perché offra servizi per la comunità, che passa per i beni comuni e anche per la comunicazione: sono tutte parole che hanno la stessa radice, cum-munus, cioè donarsi reciprocamente”. E ha concluso: “Questa capacità di donarsi in maniera piena sarà il segreto dello sviluppo dei nostri territori. Abbiamo una responsabilità sociale e parlando di parole dico questo: responsabilità sociale viene dal latino respondeo, rispondere delle proprie azioni, e ognuno di noi deve rispondere del proprio operato ma la radice della parola respondeo viene dal greco spondeo che è un termine sacro che significa promessa, patto. Ecco: la responsabilità sociale è un patto con il territorio. Da spondeo viene sponsale, cioè il matrimonio. Il patto per il futuro e questo: un patto per il futuro, per la comunità, in cui lo sviluppo deve essere un accordo sacro e in cui tutti stanno attenti alla salvaguardia dell’ambiente, allo sviluppo e al coinvolgimento, all’inclusione di ognuno all’interno della comunità, sulla base del concetto che l’economia è uno degli elementi dello sviluppo dell’equità e dell’inclusione di ognuno all’interno della comunità, memori che l’economia è uno degli elementi ma non può essere quello predominante”.

Foto di Bob Dmyt da Pixabay