BIENNALE DELLA COOPERAZIONE: A ROMA LA COOPERAZIONE CHE VERRÀ

Si può sempre fare di più e meglio, ma la cooperazione è presente e risponde ai bisogni delle persone per cambiare in meglio il nostro Paese”.
Lo ricorda il presidente uscente dell’Alleanza (passerà il timone il giorno successivo a Mauro Lusetti, ndr), Maurizio Gardini, aprendo i lavori. Ma lo testimoniano, soprattutto, le storie delle 5 startup cooperative che seguiranno. Cinque delle tante che, in questi anni, hanno provato a incarnare un modo nuovo di fare startup, coniugando innovazione e valori cooperativi.
A Condiviso son partiti in 15 quattro anni fa, oggi sono in 25. Nella vecchia Darsena di Genova hanno aperto un co-working e si occupano di eventi, progetti culturali, comunicazione. Non sono più dei ragazzini (età media: 40 anni, o giù di lì). “Già stare insieme – spiega Sara Di Paolo, arrivata in cooperativa da Oracle – ci dava più forza, poi essere un cooperativa ti aiuta a pensare altro e alto: ogni cosa che facciamo può avere un impatto che va oltre, trova soluzioni a cose che vorresti fare”.
Coraggio invece è una cooperativa agricola dove non te la aspetti: a Roma. “Ma nel comune – racconta il presidente, Giacomo Lepri – il 45% dei terreni sarebbero agricoli, solo che sono vuoti. Esistono vuoti sociali, ma anche territoriali: la cooperazione è quella cosa che va a riempire questi vuoti e dà loro senso”. Che ricompone le fratture della società e dell’economia, apre nuove strade. Con pazienza: “Ci sono voluti più di 2 anni per avere la terra”.
Anche Eticae ha avuto un bel coraggio: “Siamo nati – ricorda la presidente, Annalisa Casino – durante Mafia Capitale”. Non proprio un buon viatico. “Siamo nati da un percorso che ha origine da una tesi di laurea, da cui è sbocciata un’associazione che riuniva chi si occupava di stewardship. Poi abbiamo assunto la forma cooperativa perchè cooperare è uno degli assi fondamentali della stewardship, mica potevamo rinnegarci scegliendo un’altra forma”. Partenza in salita ma le cose funzionano: “Certo, devi lavorare spesso 7 giorni su 7, servono sacrifici, ma la cooperazione non è per tutti: è per chi ci crede veramente” – chiude Annalisa e la sala scoppia in un applauso liberatorio: sono in tanti a crederci davvero, tra questi giovani, e forse pure a lavorare 7 giorni su 7.
Odontocoop è invece una società di professionisti nata come un’utopia nel 2011: “Leggendo Yunus, io che lavoravo in un’impresa classica – racconta il presidente, Giorgio Magarini – sono rimasto folgorato”. Da lì la scelta di aprire un’impresa capace di dare assistenza odontoiatrica, facendo pagare in base al reddito. Ai meno abbienti solo il rimborso delle spese vive. Un bagno di sangue? No: “Dopo 4 mesi eravamo già in pareggio”. Difficile investire perchè le banche non amano la cooperazione, ma i ragazzi di Odontocoop rilanciano: “Abbiamo puntato tutto sull’innovazione per far crescere la qualità, con chirurgia avanzata per interventi complessi che altrove non si fanno”. Equità e qualità, insieme.
Sono una coop tra professionisti, nata all’ombra dell’Università della Calabria, anche quelli di EalCubo. “Avevamo passione per la ricerca – spiega il presidente, Giuseppe Maradei – ma c’erano pochi sbocchi”. Così loro, fornendo servizi applicando le conoscenze geologiche, se li sono aperti da sè. “Oggi siamo in dieci persone. Quest’esperienza ci sta dando soddisfazioni professionali ma ci sta facendo anche crescere umanamente: lavorare in cooperativa, praticare la democrazia, a volte è faticoso, ma ti porta a capire cosa l’altro vuole dire, a sforzarti di interpretarlo correttamente”.