COOPERARE PER CRESCERE: LA COOPERATIVA ACAPO E LA SFIDA DI UNIRE PRODUTTIVITA’ SOCIALE ED ECONOMICA

La Cooperazione Sociale Integrata gioca un ruolo chiave per lo sviluppo economico dei territori e per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Oggi è necessario saper agire in termini di innovazione, capacità di cambiamento e riorganizzazione, per sostenere il livello della competitività e gettare le basi di un rapporto trasparente e riconosciuto con le imprese e i policy maker.
È quanto emerso nel corso del dibattito “Cooperare per crescere”, organizzato il 13 marzo scorso a Roma dalla Cooperativa aCapo, presso la Cartiera Latina sede del Parco dell’Appia Antica.
La Regione sta accelerando l’impegno a favore della cooperazione – ha dichiarato nel corso dell’incontro l’Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lazio, Gian Paolo Manzella – Abbiamo approvato un piano di interventi, è appena uscito un bando sulla cooperazione e abbiamo stanziato un fondo per aiutare i lavoratori delle aziende in crisi a ‘farsi’ cooperativa ed acquistare la loro impresa. Portiamo avanti questo percorso in maniera molto convinta perché siamo convinti che i valori della cooperazione sono oggi più attuali che mai: dalla sostenibilità all’inclusione, alla mutualità. È un impegno che Regione Lazio continuerà, con un’attenzione speciale alla comunicazione. Va raccontata quanta innovazione si fa con la cooperazione. Lo si sa troppo poco”.
Nel suo saluto Andrea Venuto, Disability Manager di Roma Capitale, ha sottolineato come sia tempo di riportare l’attenzione sulla cooperazione sociale: “Il contesto sociale in cui ci troviamo oggi è molto diverso da quello del passato, dopo quello che è accaduto in questa città. Ma le realtà che hanno obiettivi saldi devono portare avanti la propria missione. La cooperazione è infatti l’unico argine alla disuguaglianza perché ridistribuisce ricchezza e offre occasioni di inserimento lavorativo per le persone con disabilità. Ci stiamo impegnando con Roma Capitale a ricostruire l’immagine della cooperazione sociale. Le occasioni che un’amministrazione deve dare a un’impresa sociale devono essere di più”.
È arrivato il momento del riscatto e del riconoscimento – ha detto la Presidente di aCapo, Roberta Ciancarelli, ricordando tutto il lavoro svolto per ridare trasparenza e credibilità alla cooperativa messa in discussione dalle conseguenze di mafia capitale – La Cooperativa e i suoi soci sono sempre stati onesti. Avevo un mandato: salvare la cooperativa e i posti di lavoro. Ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo riusciti”. Ora è tempo di un nuovo inizio, ha continuato Roberta Ciancarelli: “Le parole dell’Assessore Manzella ci danno fiducia e mostrano la giusta direzione. Occorre ricostruire un modello di relazioni chiare e costruttive con gli amministratori di questo territorio, passati dalla contiguità protettiva ed in troppi casi equivoca, alla chiusura preconcetta sui temi del lavoro. Noi siamo andati a capo, malgrado questo diffuso atteggiamento, trovando anche la forza straordinaria di investire su formazione, ricerca, innovazione e progettazione sociale. Se siamo tutti concordi nel riconoscere l’importanza dell’impatto sociale, tanto più, è urgente riconoscere l’impatto generato dalle cooperative sociali integrate di tipo B, per l’apporto unico dato da imprese come la nostra nella creazione di opportunità di lavoro per le persone con disabilità”.
Il Presidente di CDTI Roma, Massimo Di Virgilio, ha poi aggiunto “La strategia di aCapo è vincente perché porta con sé una cultura della crescita. Anche le cooperative, come tutte le imprese, devono puntare sulla propria competitività senza ripiegarsi su subalternità politiche. Il compito degli amministratori pubblici, invece, è quello di ripensare ad una domanda che includa anche le PMI, con una selezione fatta non sulla base del prezzo ma della effettiva competenza. Importante è stimolare l’innovazione favorendo detassazioni che inducano le imprese ad accrescere la conoscenza e non singole conoscenze; un processo che, se portato avanti, genererà un nuovo approccio non più incentrato sugli aiuti.
L’importanza di investire sulle cooperative sociali è stata illustrata dal Prof. Luigi Corvo, cattedra di imprenditoria Sociale e innovazione dell’Università di Roma Tor Vergata, che ha sottolineato come il percorso intrapreso da aCapo corrisponda a quello adottato dalle realtà più resilienti tra le imprese sociali, illustrando alcuni passaggi della ricerca “La collaborazione crea valore”. Una ricerca empirica sulle imprese sociali italiane, analizzando i comportamenti di imprese sociali distribuite nel Paese con più di 5 addetti, secondo il metodo CAWI: “L’indagine svolta su 612 imprese italiane mostra che, al crescere dell’orientamento collaborativo, le performance economiche e sociali sono positive. La propensione all’innovazione poi funge da acceleratore. Comparando inoltre in termini aggregati l’andamento delle performance degli investitori su imprese sociali e su quelle tradizionali, emerge che le banche e la finanza sociale investono il 76% del proprio attivo nel prestare soldi all’economia reale mentre le banche sistemiche immettono soltanto il 40% del proprio attivo. Le vere banche sono le prime, che prestano soldi per creare sviluppo sul proprio territorio”.
Chi investe in imprese sociali ha un rendimento economico 3 volte superiore rispetto a chi compie operazioni di finanza tradizionale, su orizzonti temporali di medio periodo, e ha aggiunto Corvo: “Si crea più sviluppo investendo in imprese sociali che in quelle che tendono alla massimizzazione del profitto. È una consapevolezza diffusa in tutto il mondo. Nella Regione Lazio scontiamo ancora un ritardo. Non chiediamo alla PA di finanziare questo mondo perché è buono ma di corrispondere un finanziamento equivalente al beneficio che il suo impatto genera”.
L’esperto di diritto amministrativo, Matteo Valente, è entrato nel merito dei limiti insiti nel codice degli appalti e nelle procedure di gara: “La vita delle imprese e delle cooperative, con gli appalti pubblici, non è semplice essendo norme in continua evoluzione. Il dubbio la fa da padrone. Come risultato vi è stata una pioggia di ricorsi amministrativi da parte delle imprese e la messa in mora dell’Italia da parte dell’Unione Europea”.
Secondo la portavoce del Forum del Terzo Settore Lazio, Francesca Danese: “Noi vogliamo parlare di economia perché produciamo economia. Dobbiamo fare un lavoro culturale per chiedere di tener conto di quanta economia solidale noi portiamo nei territori. Dobbiamo essere capaci di raccontarci meglio”. In riferimento al rapporto con le Istituzioni, Danese ha ribadito che “Occorre continuare ad andare coraggiosamente avanti in un rapporto dialettico e trasparente con la PA”, ribadendo anche come sia “ora di pretendere insieme che il piano sociale venga integrato con il piano sanitario”.
Per la Presidente di Legacoopsociali, EleonoraVanni: “aCapo è la testimonianza di un lavoro concreto, di un ‘Si può fare’ della cooperazione sociale. C’è una miopia negli Enti pubblici nel comprendere quali sono gli elementi di valore, non solo sociale ma di generatività economica delle cooperative. Non è l’aiuto di cui abbiamo bisogno”. La cooperazione non è un soggetto dell’assistenza ma della promozione umana e sociale. La cooperazione ha sempre voluto far capire che si può coniugare la produttività sociale con quella economica. Come rivendica Vanni: “C’è un pregiudizio dilagante verso il Terzo Settore e l’impresa cooperativa sociale. Non abbiamo bisogno di aiuti per far crescere la nostra cultura ma c’è bisogno di rimboccarsi le maniche per costruire un linguaggio comune. Solo così è possibile superare un pregiudizio che in questi anni ci ha fatto e continua a farci molto male dal punto di vista del riconoscimento della qualità imprenditoriale. Noi – ha concluso Vanni – siamo partner imprenditoriali credibili pur non avendo come finalità il profitto, noi siamo imprese che devono fare utili: ci servono per dare lavoro alle persone, per migliorare la qualità del lavoro, per fare innovazione, crescere e affermarci”.