Secondo i dati forniti dal Centro Studi dell’Alleanza delle Cooperative, il Lazio è la terza regione in Italia per numero di cooperative, con oltre 8.500 unità di cui oltre il 60% nell’Area Metropolitana di Roma Capitale. Si stima che le cooperative attive nella regione realizzino complessivamente oltre 6 miliardi di euro di fatturato, con circa 115.000 occupati stabili (esclusi i settori del credito e delle assicurazioni).
Come dichiarato dal Presidente di Legacoop Lazio, Placido Putzolu “Nel Lazio aderiscono a Legacoop circa 700 cooperative, con un fatturato di oltre 4,2 miliardi di euro, 530.000 soci e oltre 25.000 occupati. Di queste, circa 50 sono imprese “fuori zona” o nazionali, con sede operativa nella regione: si tratta di imprese appartenenti al settore della GDO (consumo e dettaglianti) ma anche ai comparti della cultura, servizi, produzione e lavoro, agroalimentare e sociali.”
In riferimento alla distribuzione quantitativa delle cooperative nel Lazio e nell’Area Metropolitana di Roma Capitale, Salvatore Monni, Direttore del Master in “Impresa Cooperativa: Economia, Diritto e Management” di Roma Tre ed economista esperto di cooperazione, ha presentato nel corso dell’iniziativa “Costruire Valore – Il modello di sviluppo economico della Cooperazione nel Lazio” un interessante studio volto ad aprire una finestra sulle reali differenze esistenti nella regione, sulle caratteristiche e le dinamiche di un territorio grande e complesso ma fortemente caratterizzato dalla presenza di Roma.
Le mappe presentate sono finalizzate, da un lato, a rimarcare la vocazione romanocentrica del Lazio ma, dall’altro, ad evidenziare come esistano sul territorio dei poli attrattivi diffusi, dai quali è possibile ripartire per un nuovo sviluppo della regione. Come è chiaramente visibile, restano in larga parte fuori le aree dell’entroterra a ridosso della dorsale appenninica, dove la Cooperazione aderente a Legacoop Lazio rappresenta numeri molto bassi sia in termini di presenze che di valore e occupazione generati.
Nelle mappe vengono tuttavia prese in considerazione le sole cooperative aderenti autoctone, allo scopo di procedere ad una geolocalizzazione il più possibile precisa e puntuale, sebbene le cooperative “fuori zona” e nazionali rappresentino numeri consistenti all’interno dei vari comparti di riferimento.
La Cooperazione laziale può e deve ripartire da ciò che sa fare meglio, fare impresa in maniera responsabile e tutelando il lavoro, puntando ad uno sviluppo che tenga conto delle attuali divergenze regionali e dei possibili sviluppi che le aree più depresse della regione sono in grado di offrire.
“Nello scenario economico da qui a 10-15 anni, abbiamo due elementi caratterizzanti che, di fatto, giocano a favore del modello cooperativo perché riprendono due aspetti essenziali della dinamica cooperativa, sebbene di essi la Cooperazione non abbia il “monopolio”. La Cooperazione è chiamata a riposizionarsi rispetto a questi elementi per fare in modo di essere lì quando le cose accadono, facendo i conti con le proprie fragilità. Questi due elementi sono: il ritorno dell’impresa responsabile, quindi non solamente orientata al profitto come avvenuto negli ultimi 30 anni, e il futuro del lavoro, attualmente avvolto dalla fitta nube dell’automazione tecnologica e digitale.” Uno scenario economico caratterizzato da evidenti opportunità ma anche da insidiose criticità, quello rappresentato da Gianluca Salvatori, Amministratore delegato Euricse, nel corso dell’iniziativa del 23 febbraio scorso.
Il ritorno dell’impresa responsabile e il futuro del lavoro sono due temi chiave che incideranno sull’andamento dello sviluppo economico mondiale nell’immediato futuro, cavalcando il cambiamento di valori e paradigmi innescato dalla crisi. La Cooperazione, che su questi due elementi fonda la sua stessa esistenza, sarà quindi chiamata a rispondere in maniera proattiva ed efficace. Sul versante del ritorno ad un modello di impresa responsabile, se è vero che nel mercato si concretizzeranno nuove e inattese opportunità, è anche vero che su queste opportunità si affacceranno nuovi competitors ed attori economici. Sul versante del lavoro, oggetto di profondi e continui ripensamenti dovuti al progredire dell’automazione tecnologica e digitale in tutti i settori, bisognerà puntare su quelle professioni in grado di risolvere problemi non standardizzati e che hanno il proprio punto di forza nella creatività e nella creazione di empatia. Professioni in cui la Cooperazione vanta già le sue migliori eccellenze ma che, come per il modello dell’impresa responsabile, vedranno l’ingresso sul mercato di nuovi attori economici.
Se queste sono condizioni oggettivamente favorevoli ad un possibile sviluppo del modello cooperativo, è necessario però mettere anche l’accento su alcune criticità:
- le cooperative hanno difficoltà a crescere e diventare scalabili, mantenendo intatta l’identità cooperativa;
- le grandi cooperative sono meglio e più capitalizzate delle concorrenti, ma questo non avviene nella fase di startup perché manca un adeguato modello di finanza intercooperativa;
- a differenza di quanto comunemente si crede, le cooperative fanno fronte a maggiori oneri dovuti ai costi del lavoro;
- le cooperative offrono lavoro stabile ma, data la presenza di numerose cooperative spurie, la percezione comune è completamente differente;
- le cooperative hanno difficoltà a fare innovazione perché non puntano adeguatamente all’apertura verso l’esterno, pur praticando internamente il concetto di gestione democratica;
- le cooperative devono essere in grado di perseguire un modello di gestione che tenga conto paritariamente degli interessi dei soci e degli interessi della comunità;
- la forma cooperativa sembra superata dal concetto di sharing economy, sebbene questa non preveda la redistribuzione anche dei profitti oltre che dei servizi.
Rispetto alle opportunità che si vanno profilando, la Cooperazione deve quindi proporre delle alternative in termini di modello di governance, adatte a competere con i concorrenti ma in grado di valorizzarne le peculiarità. Questo a partire dal fondamentale rapporto che la Cooperazione, anche nel Lazio, ha con il territorio e la cittadinanza.