Crisi, tre idee per rialzare la testa: l’intervento di Massimo Pelosi di Legacoop Lazio

DA TUSCIAWEB.IT

Viterbo – L’intervento di Massimo Pelosi di Legacoop Lazio

Crisi, tre idee per rialzare la testa

Non si può rimanere indifferenti di fronte al grido di dolore di Confesercenti, ripreso dalla stampa locale, ed alla chiusura di tanti negozi. Sarebbe opportuno andare oltre la semplice denuncia e la reciproca attribuzione delle colpe della crisi.Riceviamo e pubblichiamo – E’ noto che dalle crisi ci si può risollevare solo con idee innovative, pertanto è giunto il momento di mettere in campo, anche nella nostra provincia, quanto di meglio gli imprenditori possono esprimere.

Le associazioni di categoria dovrebbero esporre alle istituzioni la natura dei problemi e fornire anche qualche idea per risolverli.

La crisi è tremenda e per la prima volta dal dopoguerra, nel 2012, i consumi, compresi quelli alimentari, diminuiranno ed è chiaro che, in questo quadro, il minimo che si potrà verificare sarà il saldo negativo tra aperture e chiusure di esercizi commerciali.

Attualmente in provincia di Viterbo dobbiamo constatare mestamente che le istituzioni non sono in grado di recepire proposte di qualsiasi genere ma non possiamo non farle. Anzi proprio per questo motivo sarebbe opportuno promuovere iniziative unitarie nella speranza che abbiano maggiore forza e miglior fortuna di quelle presentate fino ad oggi singolarmente.

Proverò a mettere sul tavolo delle idee che vorrei confrontare con Confcommercio, Confesercenti e le altre associazioni di categoria interessate, cercando l’aiuto della camera di commercio, unico ente in grado di ascoltare e di agire concretamente in questo momento.

Come primo intervento propongo di dare un impulso significativo ai prodotti tipici e locali della Tuscia che deve esserne anche il mercato di elezione.

Sosteniamo da sempre che il prodotto è anche espressione del territorio dove nasce e quindi la qualità si deve poter trovare innanzitutto nei nostri negozi e nei nostri ristoranti. Venderemo molto meglio nel resto dell’Italia ed anche all’estero le nostre produzioni se noi per primi saremo in grado di apprezzarli e di farli apprezzare alle migliaia di turisti e visitatori che arrivano nella Tuscia. Per fare questo non necessariamente dobbiamo contare su finanziamenti pubblici ma lavorare con la nostra fantasia e con le risorse private che riusciremo a trovare.

Un’altra proposta che mi sento di discutere, abbandonando campanilismi e guardando esclusivamente alle esigenze di tutti i cittadini senza ascoltare lobby o settori, riguarda tempi e orari delle città viterbesi.

Viviamo un periodo in cui bisogna ottimizzare i tempi del lavoro e dello svago; per i negozi di ogni taglia aumentare di un’ora l’orario di apertura è un costo, pertanto se proprio dobbiamo farlo, facciamo in modo che tutta la città sia pronta.

Per ognuno di noi il tempo è prezioso, lo dobbiamo dedicare alla famiglia, agli affetti, al divertimento, al lavoro e non può essere il mercato a decidere come lo dobbiamo impegnare ma allo stesso tempo il commercio è un’attività di servizio che la comunità offre ai propri cittadini.

Terza ed ultima proposta: sviluppare la qualità per trasformare Viterbo e la Tuscia realmente in un territorio di eccellenza.

Per fare questo dobbiamo alzare tutti il livello delle nostre prestazioni; ci sono troppi settori e purtroppo il commercio è uno di questi, dove non sempre c’è qualità, a partire dal rapporto di lavoro. Sappiamo tutti ma fatichiamo a dirlo che il commercio è uno dei settori dove spesso si stipulano contratti molto originali con dipendenti e collaboratori.

L’eccellenza passa però anche attraverso un rapporto trasparente, sereno e corretto con i propri collaboratori e noi, come associazioni di categoria, non possiamo solo denunciare le scorrettezze ma dobbiamo aiutare le nostre aziende a stare meglio sul mercato. In questo contesto il sindacato non potrà essere la controparte ma dovrà dare un fattivo contributo perché si tratta di questioni che nessuno può risolvere singolarmente e lasciarle insolute significa penalizzare migliaia di lavoratori.

I tre temi di discussione qui presentati, certo non sono gli unici meritevoli di approfondimento, potrebbero essere utili per aprire il confronto perché c’è un grande bisogno di uscire dalla crisi con idee condivise e con il contributo di tutti.

E’ tempo di porre fine alle denunce della situazione presente e di come ci si è arrivati, questo è solo un gioco che ci prende tempo e ci fa sentire impotenti a risolvere i problemi.

Massimo Pelosi Legacoop Lazio