LA STEWARSHIP? UNA COOPERATIVA NE FA LA SUA SFIDA E IL SUO BUSINESS

 

Pochi sanno cosa sia la stewardship ma in tantissimi hanno notato la dicitura presente dietro i biglietti Trenitalia che quantifica in numeri i valori dell’eco-sostenibilità del viaggio. E’ uno dei tanti esempi concreti di come questa materia possa concretamente aiutare le aziende e l’ambiente. Persino la borsa italiana si sta dotando di uno stewardship code. Per definizione è: “la strategia di gestione responsabile che introduce un principio etico nella valorizzazione delle risorse, favorendo la convergenza di interessi e contributi diversi nei processi decisionali”. Ne abbiamo parlato con Annalisa Casino, giovane startupper che, in provincia di Frosinone, ha dato vita a “ETICAE Stewardship in Action”, una cooperativa dinamica e innovativa che si sta posizionando in un mercato in espansione.

 

 

 

La cooperativa “ETICAE Stewardship in Action” non ha ancora compiuto nemmeno tre settimane di vita.
Nasce come braccio operativo di “Stewardship Associazione Italiana per la gestione etica delle risorse”,  fondata nel 2012 dalla stessa Annalisa Casino e da Francesco Consoli, Myriam Ines Giangiacomo, Gianni Palumbo e Valter Carasso, con l’intento di promuovere e diffondere i principi e la cultura della stewardship.

 

“Con la cooperativa vogliamo ora offrire una serie di servizi legati sia alla gestione del prodotto che dei processi secondo i principi della stewardship, promuovendo processi di costruzione sostenibili in tutti i settori” racconta il presidente Annalisa Casino.

 

“La stewardship è una strategia di gestione etica delle risorse applicata a diversi ambiti e in particolar modo ai prodotti chimici per una gestione responsabile del prodotto dall’ inizio alla fine del ciclo di vita- ha detto-. Ha poi diverse ramificazioni : a livello di processo è applicata dal Ministero della Salute per gestire i processi di prevenzione”.

 

Dopo la sua tesi di specializzazione, Annalisa ha iniziato a realizzare attività di promozione che sono poi culminate in un primo seminario presso PortaFuturo Provincia di Roma, patrocinato dal Ministero della Salute e promosso dal Dipartimento di Scienze Sociali della Sapienza di Roma.

“Da lì è partita la decisione di fare del progetto una associazione. Molte le attività divulgative del concetto di stewardship dell’associazione, tra cui la promozione e tutoraggio presso il Master Mega della Ca’ Foscari di Venezia del primo project work in Italia sulla Product Stewardship. Dalla promozione, siamo passati alla stewardship in action con la cooperativa” ha detto Annalisa.

“Ora non ci limitiamo più all’ambito formativo ma offriamo anche servizi di consulenza” racconta Annalisa.
“Oggi il consumatore critico non si accontenta più di un prodotto qualunque. I requisiti devono essere allineati con valori etici. Bisogna sapersi approcciare agli standard imposti dalle legislazioni vigenti. Ogni ambito ha standard specifici che spiegano come mantenere determinate caratteristiche per il prodotto”.

“Faccio riferimento, per esempio, agli standard per la carta e il legno promossi dalla dalla FSC – Forest Stewardship Council, alle certificazioni in ambito ittico della MSC – Marine Stewardship Council -… E non solo- ha chiarito-. Stiamo ideando un progetto per l’Expo 2015 di Milano. Vorremmo creare uno standard integrato nell’agroalimentare. Il progetto ci terrà molto impegnati. Ci sono poi tante attività a latere. Vorremmo attivare una serie di attività di consulenza e promozione”.

La stewardship è tutt’altro che una disciplina sconosciuta. L”Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) impone la funzione di stewardship nei piani nazionali di prevenzione dal 2000. Il programma Internazionale Responsible Care estende a tutte le aziende chimiche la possibilità di aderire ai programmi di Product Stewardship. A livello europeo, sono tante le iniziative: prossimamente, a Barcellona, si terrà la prima Conferenza Europea sulla Land Stewardship.

“Da un nostro studio risulta che le aziende che operano a livello internazionale molto spesso utilizzano protocolli di stewardship. Persino in provincia di Frosinone vi sono alcune aziende che ricorrono ad essa perché opera in un mercato che obbliga a mantenere determinati standard” racconta. Ai giovani che vogliono inserirsi in questo mercato e approfondire le tematiche relative a questa disciplina dice: “Un giovane che intenda formarsi sulla stewarship dovrà appassionarsi alla sostenibilità, alle politiche green e a tutto ciò che ha a che fare con la parte umana dell’ approccio di una gestione aziendale”.

“Se si tratta di un nuovo mercato in espansione in Italia? Avendo appena fondato una cooperativa, voglio sperare di sì- ha detto-. Lo scorso settembre, ho partecipato come relatrice alla Canadian Stewardship Conference. Un’esperienza unica in cui erano presenti un vastissimo numero di organizzazioni, enti, sia pubblici che privati che si occupano di stewardship. Il Canada è senza dubbio uno dei paesi in cui si vive meglio ed in esso la stewardship è molto utilizzata a più livelli organizzativi e produttivi. Credo sia un ottimo esempio da cui partire. In Italia arriviamo sempre un po’ più tardi su tutto ciò che propone il mondo anglosassone ma mi auguro che da qui a qualche tempo ci siano buoni margini di crescita per la stewardship anche in Italia”.