LEGACOOP LAZIO ALLE ISTITUZIONI: “CHIEDIAMO GLI STATI GENERALI DELLA CULTURA”

Roma, 22 sett – Accolta positivamente la proposta di Legacoop Lazio di organizzare gli Stati Generali della Cultura nella regione, coinvolgendo tutte le Istituzioni regionali e locali, le associazioni datoriali e sindacali nonché gli attori principali del panorama culturale. Obiettivo: rafforzare il partenariato al fine di valorizzare il patrimonio culturale. Soprattutto, però, come evidenziato dal presidente di Legacoop Lazio, rispondere a una necessità: quella di creare degli spazi più solidi per la concertazione che diano l’avvio a un confronto continuativo che coinvolga i corpi intermedi e le parti sociali. “Occorre realizzare un rapporto stabile tra la Pubblica Amministrazione e i privati sociali e cooperativi perché soltanto attraverso una collaborazione forte tra questi soggetti sarà possibile programmare efficacemente e in modo efficiente le attività del prossimo futuro” ha rimarcato il presidente Mauro Iengo.

“Sono sempre aperta al confronto, perciò ritengo essere una proposta da accogliere. Concordo sul fatto che sia fondamentale la disponibilità anche del Comune di Roma” ha dichiarato l’assessore alla Cultura Simona Baldassarre, intervenendo durante l’evento “Visioni cooperative per una cultura sostenibile”, organizzato il 17 settembre da Legacoop Lazio e Culturmedia Legacoop Lazio, in collaborazione con Culturmedia Legacoop.

“La cultura come leva di sviluppo ha bisogno di un soggetto come quello della cooperazione che sappia inventare nuove modalità di collaborazione pubblico-privato, sperimentare la co-progettazione, il partenariato speciale pubblico-privato, per creare veramente quella sussidiarietà che serve per rilanciare i territori” ha aggiunto Giovanna Barni, presidente Culturmedia Legacoop.

Una pandemia, l’accelerazione verso la transizione digitale e gli sconvolgimenti in atto in Italia e nel mondo impongono ora che si rifletta insieme sul ruolo fondamentale delle filiere creative driven, sul lavoro di chi contribuisce alla loro affermazione e sul contributo alla società delle imprese culturali.

Occorre, però, anche sperimentare strumenti giuridici innovativi che aprano nuovi scenari. “Il partenariato speciale pubblico-privato è lo strumento migliore per accompagnare il cambiamento nella cultura perché è uno strumento flessibile” ha dichiarato in merito l’avvocato Antonella Favale, dello Studio AOR, intervenuta come keynote speaker durante l’evento.

Progetti culturali partecipativi, sostenibilità economica e culturale e infrastrutture digitali cooperative sono infatti stati i tre asset principali sui quali si è riflettuto durante l’evento del 17. A tracciare il profilo di una visione cooperativa atta ad affrontare le sfide future, anche Donato Montibello, cooperativa Mediterranei, che ha detto:

“La rivoluzione digitale e la tecnologia impatta già su varie categorie della cultura. Immaginiamo come possa impattare sull’organizzazione del lavoro, sugli operatori culturali, sulla fruizione del patrimonio artistico, turistico e culturale del nostro Paese ma pensiamo anche alle nuove forme di espressione che usano le tecnologie come la realtà virtuale. Sono tutte tecnologie che, commisurate e insieme alle competenze dei nostri artisti e dei compositori di cultura, possono cambiare profondamente il nostro modo di fare cultura”.

Fondamentale, però, che questi rivolgimenti siano guidati da una visione cooperativa e sostenibile e che si lavori sull’accessibilità delle tecnologie affinché nessuno rimanga escluso.

“Ci sono molti strumenti per poter sostenere delle attività delle istituzioni culturali grazie all’intervento dei privati: i principali sono il crowdfunding, le classiche donazioni filantropiche che oggi sono agevolate sia se si è enti del terzo settore, sia se si può usufruire dell’art bonus, ci sono le buone vecchie sponsorizzazioni e moltissimi altri strumenti – ha detto Massimo Coen Cagli, direttore scientifico della Scuola di fundraising di Roma-. Gli strumenti non mancano, le norme ci sono ma bisogna cambiare la cultura organizzativa delle istituzioni culturali perché diano maggiore importanza al fundraising“.

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Emanuele Bevilacqua
Mauro Iengo
Giovanna Barni
Massimo Coen Cagli 
Antonella Favale
Donato Montibello