LEGALAB – ECONOMIA COLLABORATIVA, NUOVA FRONTIERA PER IL FUTURO DELLA COOPERAZIONE

Non è una nicchia. Non è interessante solo per due start up. Non è (solo) roba per giovani. È la Nuova Economia Collaborativa. Un nuovo paradigma economico. Un modo diverso di concepire i rapporti tra Stato e Mercato e, ancor più, tra le persone. Mandando in soffitta il concetto stesso di proprietà, a favore dello scambio e della partecipazione. E Legacoop ha deciso di scandagliare questa frontiera.

Lo ha fatto a Bari, alla vigilia dell’Assemblea dei delegati e delle delegate, con l’iniziativa Legalab. Un pomeriggio di lavoro che ha registrato il tutto esaurito, con una partecipazione andata ben oltre le più rosee aspettative degli organizzatori. Ad aprire il pomeriggio – prima dei quattro workshop dedicati a sharing, innovazione, partecipazione e protagonismo – la presentazione a due voci di una ricerca sulla NEC.

Sul palco Enzo Risso, direttore scientifico di SWG e autore dello studio, e Luca De Biase, direttore di Nova, il settimanale che il Sole 24 Ore dedica all’innovazione. La crisi? Per gli italiani è stata dovuta principalmente all’eccessiva concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e per cambiare bisognerebbe ridurre il potere delle grandi banche (48%) e favorire la redistribuzione redditi (38%). Un cambiamento al quale la cooperazione non si presenta male: le danno un voto superiore al 6 il 58% degli intervistati per la capacità di esprimere il talento dei giovani e il 57% per quella di dare possibilità a chi non ce la fa.

Per gli italiani il maggior danno all’economia arriva dalla corruzione (64%). Una colpa ancora più grave se chi commette il reato è una cooperativa, per l’81% degli interpellati. A testimonianza del valore che la gente attribuisce alla cooperazione. Un valore che non vuole vedere intaccato. Un’economia pulita, ma sempre più comunitaria: il futuro per il 35% dovrà basarsi sul libero mercato ‘duro e puro’, mentre per il 35% sull’economia collaborativa e per il 33% sulla cooperazione. Per la gente, infatti, il modello più adatto alle nuove forme della sharing è quello cooperativo (61%), in modo che sulla disponibilità alla condivisione non ci sia qualcuno che ci guadagna.

La sharing economy non è interessante solo perché c’è – o c’è stata – la crisi: meno di un italiano su tre (29%) limita il suo valore a questo frangente. Si guarda con favore alla nuova economia soprattutto per risparmiare (54%) ma anche per non sprecare risorse (50%) e – risposta molto interessante – perché genera fiducia tra chi vi partecipa (29%). Ma il favore con cui le persone guardano alla condivisione non va travisato: se è vero che l’84% è pronto a condividere il proprio sapere, questa percentuale scende al 66% per l’orto e al 57% per la bicicletta per crollare al 34% per l’auto e al 19% per la casa.