Sono oltre quattrocento i periti industriali che hanno partecipato al webinar “Società tra professionisti: strumenti e opportunità di crescita”, organizzato il 10 luglio dal Consiglio nazionale dei periti industriali (CNPI) e dalla Fondazione Opificium, in collaborazione con Legacoop Lazio e Legacoop Nazionale. “Un webinar molto atteso dagli iscritti che ci hanno segnalato la loro volontà di approfondire questo tema” ha esordito Giovanni Esposito, presidente CNPI.
Oggetto di grande interesse, dunque, la possibilità di aggregarsi tra professionisti in forma di impresa cooperativa è stata illustrata da diversi esperti del settore ed analizzata sotto il profilo fiscale, giuridico e normativo. A presentare un caso studio di grande successo è stato Nicola Brizzi, presidente della cooperativa Fabrica, che raccoglie al suo interno specializzazioni e competenze professionali che appartengono e integrano tutti i campi del progettare e del costruire, dall’architettura all’ingegneria. Formata da sessanta professionisti, è oggi una cooperativa che sfiora i due milioni di fatturato e compie 6 anni di attività.
“La testimonianza di questa cooperativa credo che abbia introdotto elementi di concretezza e di esperienza utili per avere un quadro completo della materia affinché ognuno possa fare le proprie valutazioni su un tema che diventerà sempre più di pressante attualità per avere strutture più flessibili e più adatte alle nuove configurazioni del mercato” ha commentato Vanore Orlandotti, presidente Fondazione Opificium.
“Una cosa è certa: più le strutture professionali sono aggregate e più i fatturati e i redditi crescono. Questo significa che stare da soli può essere anche affascinante ma non è remunerativo – ha spiegato Andrea Dili, vicepresidente Confprofessioni-. Inoltre, esercitare la libera professione troppo spesso significa affrontare da soli grandi difficoltà in quanto sul mercato c’è una domanda di servizi sempre più standardizzati e specialistici alla quale diventa sempre più difficile rispondere”.
Se i vantaggi offerti da alcune forme societarie sono evidenti, scegliere però il modello aggregativo più adatto alla propria attività non è sempre semplice: per guidare i liberi professionisti nella comprensione del quadro normativo che regola le società tra professionisti, è intervenuto Guerino Ferri, avvocato cassazionista e consulente affari legali CNPI, che nella sua analisi ha usato un approccio comparativo.
“Sconsigliata la forma di srl semplificata in quanto il capitale sociale sarebbe pari a un euro e non vi sarebbe perciò alcuna garanzia per i soci. Alcuni svantaggi sono presenti anche nella forma di startup innovativa” ha ricordato, nell’illustrare le varie possibilità che si aprono a chi volesse immaginare di esercitare la libera professione in forma aggregata.
Sui vantaggi del costituire una cooperativa tra liberi professionisti è invece intervenuto Marco Mingrone, responsabile Ufficio legislativo Legacoop. “La principale delle motivazioni sul piano giuridico e valoriale sta nello scopo mutualistico ossia nell’interesse a ricavare la massima utilità dal lavoro e non la massima remunerazione del capitale conferito – ha detto-. Ciò si traduce nella volontà di salvaguardare e valorizzare la personalità della prestazione professionale del socio”.
Ha spiegato poi che la remunerazione del socio professionista può comprendere anche il ristorno (come ulteriore remunerazione o come strumento di capitalizzazione). Al centro di tutto vi è il voto capitario e la possibilità di coinvolgere altri professionisti grazie alla variabilità del capitale e al principio della porta aperta che fa sì che nella società possano essere introdotti agevolmente nuovi soci. Non da ultimo, “la possibilità di cumulare in capo alla società neo costituita i requisiti per la partecipazione agli appalti pubblici”. “Voglio ricordare che non sono pochi gli studi professionali che chiudono con il pensionamento del titolare e per assenza di ricambio intergenerazionale- ha concluso Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio-. Ce ne sono migliaia nel nostro Paese. E non c’è una politica efficace e mirata che consenta una successione di impresa che consenta a soggetti terzi di entrare nell’attività avviata da un imprenditore o da un professionista. Da questo punto di vista la cooperativa, anche con il suo principio della porta aperta, rappresenta costituzionalmente una soluzione al problema”.