TRA IL BOSCO DEL SASSETO E LA RISERVA DI MONTE RUFENO, DA 30 ANNI UNA “QUASI” COOPERATIVA DI COMUNITA’

I sensi lo hanno dimenticato, ma laddove la voce umana e il rumore delle macchine non arrivano non c’è solo il silenzio e l’assenza. Non molto lontano da noi c’è ancora il bosco a proteggere le sue mille creature nascondendole tra radici immense, tronchi nodosi, sassi e muschi. Entrarvi in punta di piedi è un modo di riconnettersi con la natura e con noi stessi. Seguendone i richiami, è possibile scoprire nidi di scoiattolo, figure di picchi rossi, moti fugaci di sparvieri, falchi, tortore e ghiandaie, ma anche scorgere le orme dei caprioli e scovare le tane degli istrici e dei ghiri. Tra le foglie dell’edera e la vegetazione del Monumento Naturale Bosco del Sasseto, paesaggi inimmaginati che ispirano storie e animano racconti. A condurre sui passi di un ritorno alla convivenza armoniosa tra la presenza discreta dell’essere umano e quella imponente e al contempo fragile del bosco, c’è L’Ape Regina, una cooperativa associata a Legacoop nel Lazio, nata in luoghi spopolati del viterbese dall’iniziativa di un gruppo di amici che ormai diversi anni fa ha scelto di rimanere sul posto.

Tra attività didattiche per la scuola, gite turistiche, soggiorni in magici casali immersi nella natura e trekking, l’impresa, nata ormai da quasi un trentennio, guida adulti e bambini tra le meraviglie del Bosco del Sasseto ma anche della Riserva Naturale Monte Rufeno, così come alla riscoperta della bellissima Acquapendente con le sue frazioni di Trevinano e Torre Alfina, inebriando i visitatori di natura, arte e cultura.

“Sono territori di confine tra il Lazio, l’Umbria e la Toscana, che hanno una bassa densità e che sembrano fatti per chi è un lupo solitario come me – racconta Emiliano Barberini, presidente della cooperativa-. Restare non è semplice: devi impegnarti, coprire una serie di bisogni delle piccole comunità rimaste… Qui non ci sono grandi economie: sono tutte campagne e paesini veramente piccoli, borghi minuscoli ma ognuno con il suo Castello o il suo paesaggio d’incanto – continua-. Noi ci troviamo tra il Lago di Bolsena, il Monte Amiata e Orvieto, e anche per questo abbiamo un po’ di tutti e tre i paesaggi e le caratteristiche delle regioni di confine”.

Pur non essendolo sulla carta, il curriculum de L’Ape Regina si candida all’appellativo di cooperativa di comunità, l’impresa in cui i cittadini sono al contempo produttori e fruitori di beni e servizi che ascolta e accoglie i bisogni della comunità. “In luoghi a rischio di spopolamento, una impresa come la nostra ha cercato di coprire i più svariati bisogni di chi è rimasto: per questo negli anni abbiamo dato vita a una piccola ditta di pulizie, non solo ad attività didattiche per le scuole; abbiamo gestito sei cinema della bassa Toscana, non solo biblioteche, musei, biglietterie, e messo in piedi iniziative turistiche” spiega.

Un passato da proiezionista, Emiliano ha visto chiudere dopo la pandemia uno a uno i piccoli cinema della zona. “Oggi gestiamo solo la sala di Acquapendente che ha una storia di quasi cento anni ed è un punto di aggregazione importante – dice-. Se morisse, morirebbe con esso tutto ciò che vi è nato attorno: per questo stiamo provando a resistere alle difficoltà. La verità è che se noi gettassimo la spugna, molte delle cose che realizziamo in questi paesini non le farebbe più nessuno perché probabilmente non c’è nessuno a poterle fare”. Lo testimonia anche il fatto che il nostro gruppo di lavoro è formato quasi interamente da persone che sono venute a vivere in questi luoghi, facendo scelte di vita e di lavoro significative.

E del resto rimanere e crescere in questi luoghi può apparire a tanti una scelta con poche prospettive, per sé stessi e per i propri figli. Certo il pregiudizio vincerebbe senz’altro la sfida, se non ci fossero storie come quella del figlio di Emiliano, Francesco, a smentirlo. “Ha sedici anni. Ispirato dalla natura, sta facendo grandi cose. Nominato già a 10 anni dal Presidente Mattarella Alfiere della Repubblica per meriti scientifici e divulgativi, era amico di Piero Angela e da quando aveva sette anni, da grande appassionato di ornitologia ed evoluzione, si impegna nella divulgazione attraverso incontri e conferenze in università e musei, oltre alla televisione e i social” racconta con una certa emozione Emiliano.

Da poco è stato pubblicato il nuovo numero di Focus Junior sul quale è stato pubblicato un reportage sulla esperienza di Francesco in Ecuador alla scoperta di natura e cultura tra le fronde delle foreste di Otonga. “Pensa che lo ho dovuto accompagnare pure in Amazzonia” racconta Emiliano. Infatti Francesco gira molto l’Italia e non solo, collaborando con realtà importanti come ad esempio il National Geographic. Di certo, possibilità e prospettive che non nascono dal nulla, ma dall’esperienza ricca e coinvolgente che la cooperativa L’Ape Regina offre anche ad altri bambini e ragazzi con iniziative su misura per loro che si spera possano accendere nei futuri adulti la miccia dell’entusiasmo per la natura e la cura dell’ambiente.

“Tutto in Francesco è nato dal cinema di Acquapendente: avevamo curato una rassegna con la Riserva Naturale Monte Rufeno prima che nascesse. Avevo a casa diversi documentari e quasi per caso ha visto “Il popolo migratore”, un docufilm con immagini molto belle sugli uccelli migratori, quando aveva solo due anni e mezzo. Ne è rimasto incantato” racconta Emiliano. Per suo figlio, insieme a sua moglie, anch’essa socia lavoratrice della cooperativa (ndr), immagina un futuro anche migliore della sola esperienza in cooperativa, caratterizzata da molti sacrifici e difficoltà in un contesto non semplice. Con la cooperativa, però, da tempo Francesco collabora in qualità di guida e di divulgatore, dando la spinta giusta per creare iniziative innovative e efficaci dal punto di vista della forza comunicativa e divulgatrice.

“Nel periodo del Covid, abbiamo pensato a realizzare diversi giochi da tavolo, tra natura e divertimento, fra questi in particolare il gioco sul Bosco del Sasseto. L’idea è nata da un gruppo di amici e di ragazzi di Acquapendente – spiega Emiliano-. Le carte sono state illustrate da un professionista molto bravo e mio figlio ha messo a disposizione le sue conoscenze per dare vita a un prodotto che oltre ad avere un valore didattico si presenta anche come un souvenir perché il tabellone si trasforma in un bellissimo poster, spesso apprezzato doppiamente dai visitatori” conclude Emiliano.
E se la paura per il domani è già per l’oggi, intanto le speranze e le potenzialità di chi opera nel turismo e nella promozione del territorio nell’area si sono riaccese grazie al progetto Trevinano Rewind, il progetto finalizzato alla rigenerazione culturale, sociale ed economica del borgo, che si spera possa avere anche ricadute su tutta l’area.