Università Roma Tre e Legacoop insieme per la formazione dei giovani

Una lezione di economia,sociale, solidale, due aggettivi che gli “ specialisti” non usano quasi mai., quella che si è svolta nell’Aula Magna della Università Roma Tre in occasione della  inaugurazione dell’Anno accademico 2013 e della consegna dei diplomi ai giovani che hanno partecipato al Master delle imprese cooperative  che data la sua nascita a venti anni fa come ha ricordato  il Rettore dell’Università , Guido Fabiani.  In un saluto rivolto ai presenti ha  sottolineato il valore del rapporto fra  il mondo della ricerca, dell’università, della formazione e il tessuto produttivo che trova nell’impresa cooperativa un soggetto di particolare importanza  “ Mettere a valore tutte le energie- ha detto-  che servono per superare la crisi avendo come primo obiettivo il lavoro e la formazione dei giovani. Al significato della iniziativa che vede collaborare con Roma Tre, Legacoop nazionale del Lazio, la Camera di Commercio di Roma, ha fatto riferimento, coordinando i lavori, il direttore di Master imprese cooperative, economia diritto, management, ricordando che molti giovani che hanno frequentato il master sono diventati dirigenti, cooperatori portando un prezioso contributo di professionalità e di conoscenza. Il preside della facoltà di Economia, Carlo Maria Travaglini,  cui fa riferimento il Master, ha parlato di una ” collaborazione fruttuosa “ con Legacoop  con una università, Roma Tre appunto, che guarda con attenzione al mondo del lavoro, ai  suoi problemi che sono quelli del Paese, dei cittadini. Ed arriva a questo punto una relazione molto importante che porta un contributo al dibattito in corso fra economisti , forze politiche, forze sociali. Il tema è come uscire dalla crisi, come rilanciare ,lo sviluppo, la crescita, quale crescita.

Fantacone ( Cer)  Il 2013 un annodi “fragilità”. Il peggiore

E’ stato  Stefano Fantacone , con una relazione, “ “L’Italia della crisi, i valori della cooperazione nel nuovo scenario economico” il cui titolo dice già tante cose a mettere i piedi nel piatto. In un quadro fortemente negativo, con tanti indicatori, tutti  per la precisione , che disegno uno scenario drammatico, il direttore del Cer, Centro Europa ricerche, ha affermato che si “ scorgono finalmente tenui segnali do inversione del ciclo”. Ma , avverte, “la recessione sembra essersi esaurita, ma una fase di ripresa non è ancora cominciata”.  La contabilità-ha proseguito-resta drammatica e alla nuova legislatura è affidato ilcompito di attuare un vero e proprio piano di rilancio”. Ed ha detto, chiaro e tondo, che se, per quanto riguarda misure di ripresa, di sviluppo,s e proseguono “le inerzie attuali, i livelli di Pil del 2007 saranno recuperati solo tra il 2019 e il 2021, un risultato di cui non possiamo certo accontentarci” Non si tratta di “ gestire” questa fase, ma di governarla, cambiando rotta, abbandonando le politiche neo liberiste.. Ha fatto i conti di quanto “abbiamo perso” in questi anni della crisi, ha annunciato che il 2013  sarà un anno di “fragilità” forse l<più difficile per quanto riguarda disoccupazione, caduta del reddito imponibile,disagio delle famiglie, probemi sui quali dovrà concentrarsi la politica economica della legislatura che sta per aprirsi. Cosa fare si è chiesto? Una novità importante: non si possono fare ulteriori tagli alla spesa pubblica.< occorre invece stabilizzarla con una vera e propria spending rewiew. On tagli colinewari che hanno copplito tutto e tutti, ma una specie di togli e metti, dove si può prendere ancora occorre però restituire ai settori in cui  investire. “\ occorre restituire- ha detto- parte del maggior gettito generato dal ritorno della crescita” ricetta “ più realistica di quella che prescrive “ meno spesa per meno tasse”. Per quanto riguarda il potenziale di crescita sottolinea la necessità di “rfiflettere con attenzione sulle proposte di terapia d’urto, avanzata da Cgil, Confindustria, dando spazio ai soggetti intermedi, senza pregiudiziali verso le politiche della domanda”. Della nostra economia”. “ Una linea, se così si può dire  “obamiana”, che richiama l’intervento pubblico e guarda a queste imprese cooperative che possono dare un contributo notevole, “ un patrimonio speciale  della nostra economia: Nella crisi, allora-ha proseguito bisogna pensare a come mantenere la specificità di questo patrimonio, rafforzarne il valore imprenditoriale,identificare obiettivi strategici pubblici su cui mobilitare la riserva di energia del mondo  cooperativo”.