IL PUNGIGLIONE, QUANDO L’OBIETTIVO DELL’IMPRESA E’ NON SERVIRE PIU’

Francesco aveva una gran paura di prendere l’autobus. Poi, un giorno, insieme alla cooperativa Il Pungiglione, decide di superare questo ostacolo. E il suo progetto di vita finalmente prende tutt’altra piega. “Oggi sale sul pullman per venire da noi al centro da solo e ha un sacco di amici in città. L’operatore sociale così non è più il suo punto di riferimento: ora lo sono i cittadini di Monterotondo stessi con cui prende l’autobus. Noi non serviamo nemmeno più ed è questa la più grande conquista del nostro lavoro” ci racconta entusiasta Claudia Bonfini, presidente della cooperativa Il Pungiglione. Ha iniziato come volontaria a 18 anni e poi non è andata mai più via perché si è innamorata della cooperazione sociale contro tutto e tutti. “Volevano che facessi Scienze bancarie e invece oggi lavoro in una delle forme di impresa più democratiche che esistano al mondo” dice orgogliosa.

Come è nata questa esperienza cooperativa?

Nasce nel 1991 al termine di un corso di formazione professionale dell’Ente nazionale ACLI istruzione professionale (ENAIP) da un gruppo di operatori sociali e di persone con svantaggio sociale. Abbiamo costituito la cooperativa nel cuore del movimento basagliano. Eravamo un gruppo molto coeso: c’era una vita di comunità molto intensa. Al mattino si stava nei laboratori di falegnameria e di giardinaggio e a sera si andava ai concerti insieme. Così abbiamo deciso insieme di costituire la cooperativa che nasce il 27 marzo 1991, pochi giorni prima della 381 (ndr la legge che disciplina le cooperative sociali, stabilendone finalità e modalità di finanziamento). All’inizio continuiamo a fare tutto quello che era previsto nel corso di formazione professionale: la ceramica, la falegnameria, il giardinaggio, la sartoria. Poi facciamo nascere un centro socio-educativo. E, piano piano, nel tempo, la cooperativa si trasforma.

Di cosa si occupa oggi?

Lavoriamo in tre province del Lazio (Viterbo, Roma, Rieti) attraverso centri socio-educativi, case famiglia, gruppi appartamento autonomi per persone con disabilità e attività volte a favorire l’inclusione scolastica. Lavoriamo inoltre nell’inserimento lavorativo di persone con svantaggio: ci occupiamo di progettazione e realizzazione di aree verdi pubbliche e private, di servizi di catering, di mense pubbliche, di pulizia e servizi di trasporto e accompagnamento scolastico. Non da ultimo, dopo la pandemia, abbiamo organizzato il servizio di riabilitazione per l’età evolutiva.

Attraverso il lavoro di quali professionisti questa cooperativa opera sul territorio?

Con chi lo facciamo? Con tutte le professionalità che servono alla cooperativa: educatori professionali, psicologi, assistenti sociali, ragionieri, biologi, giardinieri manutentori del verde, architetti del paesaggio, etc…

Il concetto di integrazione secondo la visione della cooperativa Il Pungiglione.

All’interno delle comunità l’integrazione avviene attraverso l’agire politico. L’operatore sociale è un agente del cambiamento delle comunità in cui viviamo: l’interazione avviene attraverso il cambiamento che tu attui gestendo i servizi. Più servizi hanno le comunità, più cambiano e più avviene l’integrazione. Un territorio privo di servizi non è un territorio integrato. I servizi sono dei presidi sociali in cui avviene l’integrazione.

La domanda che non le ho fatto.

Perché lavoro ancora? Credo che la cooperazione sociale tenga giovani. E’ l’unico posto in cui le persone che incontri sembra siano sempre giovani. E questo credo che sia dato dal fatto che ci stanchiamo molto, lottiamo sempre tanto per dei diritti: i nostri come lavoratori in prima battuta e anche degli altri, dei beneficiari, delle persone, di tutti ma lo facciamo con estrema consapevolezza e a volte ci piace pure e lo facciamo con il sorriso.