IN CAMPO CONTRO IL CAPORALATO

LEGACOOP LAZIO CHIAMA A RACCOLTA ISTITUZIONI E CORPI INTERMEDI: “INSIEME PER RENDERE EFFICACI GLI STRUMENTI NORMATIVI”

Diritti, lavoro, integrazione: la sola repressione non è sufficiente. Per interrompere la spirale del caporalato, che colpisce nella dignità i lavoratori e genera concorrenza sleale tra le imprese, c’è bisogno di agire congiuntamente e su più fronti.

Per questo, per dare un colpo di reni al suo contrasto, a Latina Legacoop Lazio, dopo il convegno AGRICULTURE, organizzato insieme a Legacoop Agroalimentare Lazio, rilancia: “si riapra già all’indomani dall’evento questo tavolo di confronto perché Istituzioni, associazioni di categoria, sindacati e tutti gli altri corpi intermedi diano valore al Protocollo d’intesa stipulato sei anni fa, mettendo in moto la legge 18 del 2019 che offre già tutti gli strumenti utili per combattere il lavoro nero e premiare le imprese virtuose”.

Un impegno, dunque, costante e continuativo, che sia volto a tenere accesa sempre l’attenzione sulla necessità di collaborare, tenere insieme alta la guardia e agire insieme.

Un invito ben accolto dal Presidente del Consiglio della Regione Lazio che, aprendo i lavori, ha detto: “Mettere in rete tutte le Istituzioni come Comune, provincia, Regione e Parlamento, enti come Inps e Inail, Forze dell’Ordine, e tutti gli altri, è un ottimo punto di partenza che porta a dare garanzie a lavoratori e aziende agricole”.

“Bisogna tirare una linea, capire cosa è andato e cosa non è andato fino ad ora ma subito fare uno scatto in avanti perché la legge che c’è è stata raccontata come una delle migliori d’Italia ma si è fermata, le voci di bilancio sono sparite e, a partire da un patto per il prossimo bilancio regionale, abbiamo il dovere di metterci a disposizione” ha detto in apertura Marta Bonafoni, consigliera regionale.

“Gli strumenti ci sono, come la rete del lavoro agricolo di qualità, ma deve esserci un impegno continuativo da parte di tutti a far accrescere una cultura della legalità” ha dichiarato Mauro Iengo, presidente Legacoop Lazio.

“Non a caso abbiamo scelto di parlare di AGRICULTURE per far capire che l’agricoltura è anche cultura dei popoli – ha spiegato Daniele Del Monaco, responsabile Legacoop Agroalimentare Lazio-. Questo è un territorio che potrebbe utilizzare la multietnicità per diventare un laboratorio generativo di cultura e la terra potrebbe diventare il genius loci di questo territorio perché potrebbe essere il laboratorio di una nuova Italia e di una nuova collettività”.

A fargli da eco durante l’evento coordinato dal noto sociologo Marco Omizzolo, è il presidente di Coldiretti Lazio: “in questa provincia esiste una comunità di indiani di 15mila persone che ha cambiato le prospettive su quello che sarebbe stato questo territorio così produttivo senza la manodopera dei migranti. Diversi indiani, tra l’altro, non sono più dipendenti ma hanno scommesso su questa provincia, generando valore e dando vita a imprese”.

Tutto ciò rende evidente che “le comunità di migranti rappresentano un melting pot fondamentale e, se aiutate e supportate da politiche che garantiscano loro la dignità, eliminando le baraccopoli e con redditi dignitosi, potranno aiutarci ad avere un piede nel futuro” ha aggiunto il direttore della Cia Lazio, ricollegandosi all’appello di S.E. il Vescovo di Latina che in apertura ha invitato a riconoscere che un “certo approccio economicistico e consumistico, unito all’indirizzo individualistico della cultura dominante in Occidente, ha l’effetto di oscurare il senso vero dell’essere umani e del suo essere persona così da inscriverlo facilmente dentro una figura funzionale solo alla produzione e al consumo. Se l’essere umano viene ridotto a oggetto da essere utilizzare, si vede bene ciò a cui questa idea porta”.

“Dobbiamo fare squadra: riusciremo a eliminare questo fenomeno stando vicino alle organizzazioni di categoria e agli imprenditori agricoli che sono i primi a subire gli effetti del caporalato e della concorrenza sleale” ha chiosato il presidente di Confagricoltura Lazio.

“Nella provincia di Latina dei 20mila operai florovivaisti 14mila sono migranti. E’ necessario costituire un laboratorio nuovo di idee e di sinergie” ha concordato Islam Kotb, FAI CISL Lazio, dopo aver presentato il rapporto Made in ImmigrItaly.

Il convegno, inoltre, ha schierato una serie di altri interlocutori che hanno arricchito il dibattito, tra i quali Jean René Bilongo, Presidente dell’Osservatorio Placido Rizzotto, che ha presentato il rapporto “Agromafie e caporalato”, mettendo in evidenza soprattutto la condizione delle donne migranti che subiscono spesso anche violenze sessuali e aggressioni e non solo lo sfruttamento e le vessazioni da parte dei caporali.

“Bisogna costruire processi di integrazione sui fenomeni migratori delle persone che ci raggiungono e vengono qui per lavorare e che noi abbiamo il dovere di tutelare così come è nostro dovere costruire dei processi che garantiscano che tutto questo avvenga nel rispetto delle norme” ha dichiarato la direttrice di Legacoop Agroalimentare Nazionale, Sara Guidelli. Gli strumenti per farlo esistono già, ha ribadito più volte Antonio Zampiga, responsabile Ufficio Lavoro e Relazioni industriali Legacoop, il quale ha rimarcato l’inutilità del moltiplicare gli impedimenti burocratici in quanto questi colpirebbero solo le imprese sane. Come sottolineato da Giorgio Carra, INPS Latina, le azioni messe in campo dai servizi ispettivi purtroppo non hanno modificato la situazione sul territorio se non nel breve termine. “Le aziende che versano tutti i contributi subiscono un danno commerciale non indifferente dalle aziende che non versano i contributi quindi noi come Istituzioni dobbiamo tutelare entrambi i soggetti” ha chiarito Vincenzo Damato, Direzione regionale Lazio INPS. “C’è un deserto di diritti che fa diventare molti apolidi del diritto e noi dobbiamo stare tutti insieme su diversi fronti per dare cittadinanza di diritto a tutte queste persone” ha concluso Giuseppe Patania, Ispettorato Nazionale del Lavoro.

Durante il convegno, sono intervenuti anche i rappresentanti di PAC 2000A Conad nella persona di Claudio Alibrandi e Unicoop Tirreno, in quella di Marco Capodicasa, i quali hanno evidenziato ciò che la gdo cooperativa fa per distinguersi e favorire le imprese che garantiscano i diritti dei lavoratori.

“Vogliamo un lavoro pulito, remunerato adeguatamente, un lavoro che permetta di dare al consumatore la certezza di avere un prodotto buono e giusto, dove non ci sia nessuno che venga sfruttato e dove la filiera cooperativa possa dare il massimo della sua performance, dal campo fino allo scaffale di tutte le cooperative della distribuzione” ha spiegato Cristian Maretti, responsabile Legacoop Agroalimentare Nazionale.