LEGACOOP LAZIO ALLA IV CONFERENZA AGRICOLA CITTADINA DI ROMA CAPITALE

“La sfida oggi è quella di immaginare un futuro in cui l’agricoltura possa tornare ad essere scelta di vita, investimento professionale, elemento identitario per i territori, partendo però da un presupposto: il rilancio dell’agricoltura non può avvenire in maniera isolata, ma deve essere parte di una più ampia strategia di sviluppo sostenibile, che tenga insieme lavoro, ambiente, innovazione e territorio.

E la frammentazione del tessuto agricolo rappresenta uno degli ostacoli strutturali più rilevanti alla crescita del comparto. Le aziende agricole romane, spesso di piccole o piccolissime dimensioni, faticano a competere sui mercati nazionali o internazionali, ad accedere all’innovazione, a imporsi nelle dinamiche di prezzo e contrattazione, a rendersi attrattive nei confronti dei lavoratori, a sostenere gli stessi costi di produzione.

L’esigenza dell’aggregazione emerge quindi con forza per costruire filiere più solide, per affrontare le sfide dell’innovazione, della sostenibilità, dell’accesso al credito e dei finanziamenti, la trasformazione, la logistica.

Ma, soprattutto, significa riequilibrare i rapporti di forza all’interno della filiera, per fare in modo che il valore creato venga redistribuito in modo più equo tra chi produce, chi trasforma e chi commercializza”.

Così Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio, ha aperto oggi il suo intervento durante la IV Conferenza Agricola Cittadina di Roma Capitale.

“Da soli non si va da nessuna parte e il modello cooperativo è uno dei modelli – forse il migliore – per strutturare l’associazione tra imprenditori agricoli soprattutto perché è uno strumento potente per difendere il reddito dei soci e valorizzare il prodotto stesso – ha aggiunto-. È chiaro che per rendere possibili e duraturi i processi di aggregazione è fondamentale che le Istituzioni e i corpi intermedi si impegnino a rafforzare le condizioni abilitanti per l’aggregazione: accesso agevolato al credito, sostegno agli investimenti, incentivi fiscali, infrastrutture digitali, percorsi formativi mirati, un sistema premiale per i soggetti che accettino di sottoscrivere accordi di filiera”. E ha continuato: “Per primo serve però un cambiamento culturale profondo: serve saper comprendere che unire le forze non significa rinunciare alla propria identità, ma moltiplicare le opportunità di crescita e di innovazione.

Un cibo è “buono” se è anche prodotto nel rispetto dell’ambiente, dei diritti di chi lavora, del contesto in cui nasce, ha specificato. Un cibo, di contro, non può essere “buono” se prodotto danneggiando l’ambiente o mediante lo sfruttamento delle persone. Su questo aspetto dobbiamo fare tutti un passo in avanti per contrastare il Caporalato che, ancora oggi, è una piaga che fatichiamo a debellare e che, forse, potrebbe essere fattivamente arginata puntando maggiormente su fattori qualitativi oltre che quantitativi” ha dichiarato.

“Proprio in questa direzione vanno favorite iniziative come la “Rete del lavoro agricolo di qualità”, istituita presso l’INPS per selezionare imprese agricole e altri soggetti che si distinguono per il rispetto delle norme in materia di lavoro, legislazione sociale, imposte sui redditi e sul valore aggiunto – ha detto-. Tutto ciò presuppone però una filiera che dialoga, dove ciascun soggetto – dalla terra alla tavola – riconosce il valore dell’altro”.

“In particolare, il rapporto con la Grande Distribuzione Organizzata deve evolversi in una relazione di partnership e corresponsabilità, non solo fondata sul prezzo, ma sulla condivisione di obiettivi. Un prodotto distintivo, di qualità e sostenibile non può essere trattato come una merce tra tante- ha spiegato durante la tavola rotonda che si è tenuta in Campidoglio-. Serve quindi uno sforzo collettivo per riequilibrare il valore lungo la filiera, anche attraverso accordi strutturati e il riconoscimento degli standard qualitativi. Sarebbe di grande utilità l’istituzione di un tavolo di filiera con la GDO, finalizzato anche ad una ripartizione condivisa degli oneri burocratici legati a Capitolati, richieste di applicazione di standard e norme di certificazione – ha detto-. Naturalmente, anche la GDO cooperativa deve contribuire a creare una maggiore sensibilità nei consumi circa le condizioni di acquisizione dei prodotti, valorizzando per quanto possibile l’acquisto di prodotti non al massimo ribasso”.

“Passi in avanti importanti li abbiamo comunque compiuti, sugli incrementi del prezzo di acquisto dei prodotti, sulla tempestività del pagamento soprattutto alle imprese di piccola dimensione, l’assistenza tecnica per ottimizzare il prodotto, i rischi legati a eventi catastrofali. Il tutto nel contesto più complessivo dell’attenzione alla salubrità del prodotto e al rispetto della legalità dei comportamenti – ha ricordato-. In ogni caso, va costruito insieme con tutti i soggetti della filiera per elaborare politiche di cambiamento congiunte, capaci di incidere sul futuro della produzione, del lavoro, del consumo e della qualità della vita nei territori. In questa direzione devono andare anche gli sforzi del Consiglio del Cibo di Roma Capitale”.

E ha concluso: “L’aggregazione dei produttori agricoli e la disponibilità a creare le condizioni necessarie per un equo ed efficace partenariato con la GDO cooperativa e’ quanto il sistema Legacoop può favorire, ovviamente in collaborazione con l’Amministrazione comunale e le Parti sociali”.