COOPERAZIONE E SALUTE, LEGACOOPSOCIALI LAZIO: “DUE BUDGET SEPARATI PER UN’UNICA CURA”

«Due budget separati per un’unica cura: la cooperazione sociale lancia l’allarme». Dalla Sala Tevere della Regione Lazio l’appello a un modello integrato per rispondere ai bisogni complessi di utenti e famiglie

Roma, 10 giugno 2025 – Due budget distinti e separati – sanitario da una parte, sociale dall’altra – per un lavoro che dovrebbe invece essere unitario, inscindibile e integrato. È questa la contraddizione che oggi, durante l’evento “Salute e cooperazione”, promosso da Legacoopsociali Lazio presso la Sala Tevere della Regione, è stata messa nero su bianco da istituzioni regionali, ASL, cooperatori, utenti e caregiver.

In un momento storico segnato da una crescente domanda di assistenza e da fragilità sempre più complesse, la carenza di risorse e la frammentazione dei finanziamenti costringono chi opera sul campo – imprese sociali, équipe multidisciplinari, enti locali – a costruire percorsi terapeutici e riabilitativi a ostacoli, pur lavorando ogni giorno con utenti e famiglie che richiedono continuità, personalizzazione e prossimità.

Obiettivo comune è superare l’attuale frammentazione e garantire una risposta integrata alle persone con bisogni complessi. Una sfida che richiede la collaborazione stretta tra Regione, Comuni, Municipi, ASL, cooperative sociali e comunità locali.

«Non si può più ignorare questa emergenza – ha dichiarato Anna Vettigli, responsabile di Legacoopsociali Lazio –. La salute, come ci ricorda l’OMS dal 1948, non è assenza di malattia, ma benessere fisico, mentale e sociale. Salute, quindi, è anche relazione, partecipazione, comunità. Le cooperative sociali incarnano questa visione, proponendo modelli di integrazione socio-sanitaria che partono dall’ascolto dei bisogni reali e dall’intreccio di competenze: mediche, infermieristiche, sociali, educative, psicologiche. È questa alleanza – unita alla presenza capillare sul territorio – a rendere possibili percorsi personalizzati di cura, abilitazione ed empowerment».

Durante l’evento, spazio anche alle testimonianze dirette di utenti e operatori dei centri ex art. 26, dedicati alla cura delle patologie complesse, con una serie di racconti che hanno messo in luce la centralità del progetto di vita, che supera la logica della prestazione per costruire traiettorie reali di cura e autonomia.

«La nostra aspirazione è quella di incarnare la cooperazione sociale in un modello innovativo di integrazione socio-sanitaria, che mette al centro i bisogni reali degli utenti e si fonda su un lavoro multidisciplinare, continuo e radicato nei territori» ha commentato Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio, intervenuto alla presenza, tra gli altri, anche di Antonello Aurigemma, presidente del Consiglio regionale del Lazio.

«Le cooperative costruiscono reti capaci di attivare risorse, accompagnare percorsi personalizzati di cura, promuovere autonomia e fiducia. Non si tratta solo di prestazioni, ma di progetti di vita, capaci di ridare senso, prospettiva e possibilità a chi è fragile – ha continuato il presidente –. Al centro di tutto questo c’è la relazione: continuità, ascolto, rispetto, disponibilità. È questo il cuore della cura che le cooperative propongono — una cura che guarda alla persona intera e che genera inclusione, empowerment e benessere collettivo».

L’evento si è chiuso con un messaggio chiaro: la cura non si divide per competenze, si costruisce insieme. Non è sufficiente limitarsi a prestazioni: le cooperative sociali costruiscono relazioni, il cuore della qualità di ogni intervento. Perché una cura che funziona è sempre, prima di tutto, una cura che ascolta. E oggi, più che mai, c’è bisogno di unire ciò che ancora è separato.