ONDA SU ONDA, LA ‘META’: SUPERARE LE DIFFICOLTA’ PSICO-SOCIALI A BORDO

Roma, 18 nov – Erano in venti sul brigantino di sessantuno metri gestito dalla Marina militare italiana che è salpato da Pescara ed ha navigato per cinque giorni fino a Bari. Nemmeno Elettra – la perturbazione – ha impedito loro di fare un’esperienza unica. In mare, le fragilità di ciascuno sono sparite. Le diversità si sono azzerate. E – ‘onda su onda’- si è realizzato un vero percorso di integrazione tra gli ospiti della casa famiglia per pazienti psichiatrici con difficoltà psico-sociali, giovani adulti provenienti dal centro di aggregazione e disabili provenienti dal club di socializzazione “C’è posto per te”.

Il progetto è stato presentato dalla cooperativa Meta – aderente a Legacoopsociali Lazio – alla Fondazione “Tender to Nave Italia”, che offre ad ogni organizzazione non profit, scuola o istituzione la possibilità di presentare il proprio progetto da realizzare a bordo.

Il progetto “Onda su onda” della cooperativa Meta, dopo essere stato valutato dal Comitato Scientifico, è stato approvato. Prima dell’esperienza in mare, vi è stato un intenso percorso formativo – ci ha raccontato Michela Francescangeli – responsabile del progetto “Onda su Onda” e coordinatrice del progetto Edelvaiss, nonché organizzatrice del convegno che si è tenuto il 17 novembre presso il Municipio Roma VII.

“Siamo rimasti bloccati ad Ortona per colpa di Elettra. Siamo rimasti nel porto ma poi siamo riusciti ad uscire e abbiamo vissuto la bellissima esperienza dell’apertura delle vele- ci ha raccontato Francescangeli-. Al di là della navigazione, per tutti noi è stato importante vivere sulla nave. Abbiamo avuto la possibilità di conoscere tutto l’equipaggio della Marina e di vivere, insieme a loro, la vita da marinaio. Ognuno di noi aveva un compito: abbiamo anche pulito la nave e fatto quotidianamente i turni”.
“L’esperienza della navigazione ha annullato le differenze tra gli ospiti della casa famiglia e quelli del centro di aggregazione. All’inizio, si trattavano per sottogruppi. Poi, però, hanno superato le loro iniziali diffidenze” ha raccontato Francescangeli.
“La Fondazione Tender to Nave Italia punta molto sul valore della terapeutico del luogo. Per noi è stato soprattutto un modo per dare vita ad un percorso di integrazione ma soprattutto di formazione. Gli operatori, soprattutto, hanno avuto modo di confrontarsi e di riflettere sull’abbassamento degli stereotipi legati all’utenza.  Avevamo timori e dubbi su come avrebbero potuto reagire i partecipanti e sulla loro capacità di interagire ed integrarsi. In realtà, è andata molto bene. Hanno interagito alla pari”.
Alla fine dell’esperienza, molti hanno scritto e recitato delle poesie che racchiudono il senso di questa esperienza dalla quale sono nate una mostra fotografica dal nome “MetaMare” e un documentario dal titolo “Disegnando Rotte”.
“Crediamo sia fondamentale costruire spazi integrati utili per tutti: sia per le persone che hanno un disagio sia per le persone che non lo hanno. Bisogna trovare contesti per confrontarsi e ridurre tutti gli stereotipi che ci sono attorno al concetto di disagio- ha spiegato-. Ci si deve guardare negli occhi e ci si deve dure: siamo tutti persone e da noi e dal nostro incontro deriva una ricchezza che va al di la della provenienza e delle problematiche dei singoli.  Il convegno è stato anche un modo per stimolare una riflessione rispetto a questo tipo di progetti e di temi”.